“Io, Chiara Bersani, alta 98 centimetri, mi autoproclamo carne, muscoli e ossa dell’Unicorno. Non conoscendo il suo cuore proverò a dargli il mio il respiro, miei gli occhi. Di lui raccoglierò l’immagine, ne farò un costume destinato a diventare prima armatura, poi pelle. Nel dialogo tra la mia forma che agisce e la sua che veste, scopriremo i nostri movimenti, i baci, i saluti, gli sbadigli”. È cominciato così lo spettacolo ‘Gentle unicorn‘ al teatro Massimo di Cagliari, andato in scena da venerdì a domenica.
L’artista-attrice piacentina ha 32 anni. E nei quaranta minuti di performance continua a raccontare di trasformazioni ed evoluzioni. E dice ancora: “Mi assumo la responsabilità di accogliere il suo smarrimento centenario. Dichiaro di essere pronta a donare fiato alle domande universali che l’hanno attraversato: “Perché esisto?” “Da dove vengo?” “Se domani mattina mi trovaste nel vostro giardino, cosa pensereste?” “Sono buono o cattivo?” “Credo in dio o sono io Dio?” e ancora “Dov’è il mio amore?” “Chi l’ha ucciso?” “Perché, ora che ho raggiunto il punto più umiliante della mia vecchiaia diventando solo un cavallo cornuto a cui escono arcobaleni dal sedere, non posso scegliere di morire?”.
La Bersani ha scelto l’unicorno perché un simbolo fragile. Riempirlo di contenuti, cioè di riflessioni sulla vita come ha l’artista nel suo spettacolo, “è stato un modo per risarcirlo”, ha spiegato lei stessa che alla fine del 2018 ha ottenuto il Premio Ubui come miglior attrice under 35.