‘Il mondo deve sapere’ che la fama di Michela Murgia ha raggiunto le coste irlandesi. Solenne e sfacciata, come l’ha definita l’amico Beppe Cottafavi, la Murgia torna a far parlare di sé. Questa volta nella prestigiosa sede del Trinity College di Dublino, blasonato e storico luogo di istruzione che Forbes ha classificato come il quindicesimo parco universitario più bello del mondo.
L’evento del 4 ottobre, ‘Il mondo deve sapere’ (come la sua opera d’esordio, 2006) ha coinvolto numerosi studiosi (collegati da remoto) uniti da un comune intento: portare avanti la memoria di un’attivista che ha segnato un’epoca. La fervida voce dell’intellettuale lucida e appassionata ritorna a vivere attraverso gli argomenti che l’hanno resa popolare, scomoda e indimenticabile: il femminismo, il potere, l’antifascismo, la fede, la letteratura. Ha aperto i lavori Rebecca Walker, attivista e scrittrice statunitense (Trinity College Dublin) che ha poi dato spazio a Giampaolo Altamura (Università degli studi di Bari) con il secondo testo postumo della Murgia “Ricordatemi come vi pare”. Sono intervenute anche Veronica Frigeni Ceruti (Central Uropean University and York University, Toronto) con Queering the Family: Periperformative Life Narrative e Anna Saroldi ( University of Oxford).
Cruciale l’intervento di Francesco Ottonello, fresco di dottorato (from Sardinia to Greek Myth: Feminism and Rewriting the ancient in Michela Murgia’s Work). Avendo conosciuto personalmente la Murgia, Ottonello diventa in questa occasione il trait d’union tra Sardegna e femminismo, tra mito antico e attualità e si fa portavoce di un’eredità che fa riferimento agli scritti di politica, la teologia, l’identità cosmopolita della scrittrice.
“Michela Murgia ha realizzato nella sua opera multimediale quello che in poesia ho chiamato ‘Isola aperta’ ( titolo dell’omonimo libro di poesie, 2020, Premio Gozzano Opera Prima) – ha evidenziato Ottonello – riuscendo a sfruttare la tradizione e a proiettarla nel presente e nel futuro, mettendola in circolo criticamente grazie al dialogo con l’altro”.
Il grande successo di Michela Murgia è quello di avere portato al centro del dibattito il confronto con la parola attraverso i suoi romanzi (tradotti in oltre venticinque paesi e tre continenti) la radio, la televisione e i social, contro la furia nichilista di un’epoca densa di contraddizioni.
“Ricordo Michela, la sua parola sempre pronta, i suoi occhi accesi alla vita, mai sopiti di fronte ai soprusi, come l’Elena nel mito che ha riscritto Le nuove Eroidi, sperando che non parli ancora a un Paride prono, dormiente, eternamente infantile”. Queste le conclusioni del giovane poeta Ottonello, nella fase finale dell’incontro che si poi concluso con il reading ‘Le scritture rimangono’ per cui hanno prestato la voce Sara Delmedico (Università di Bologna), Elena Sottilotta (University of Cambridge), Gigliola Sulis (University of Leeds).
E se un secolo fa il mondo si è accorto della Sardegna per merito di Grazia Deledda con il Premio Nobel per la Letteratura (1926) noi -‘dovremmo sempre innaffiare la memoria per non farla avvizzire’- come sostiene la biologa Michela Matteoli, per non dimenticare un’eredità di cui è necessario prendersi cura: dimenticare è un atto politico come lo è prendere coscienza e agire. La sua resistenza contro il patriarcato, contro la violenza, il sessismo e infine la malattia, per affidarsi a una irriducibile ricerca della felicità, coltivata con coraggio e furore.
Alessandra Piredda