E’ un paese denso di memorie e culture con una storia millenaria, eppure l’Europa lo conosce per luoghi comuni, stereotipi, notizie sommarie: la Turchia ai nostri occhi è spesso solo sinonimo di repressione, soprattutto dopo l’ultimo colpo di stato denunciato dal presidente Erdogan e la ferocia usata contro gli oppositori, eppure è un paese complesso in cui convivono tantissime anime. A raccontare la Turchia e i suoi mille volti è Marta Federica Ottaviani, giornalista milanese 41enne che da 12 anni fa la corrispondente per la stampa italiana da Istanbul. Questa sera è stata ospite a Marina Cafè Noir, il festival letterario portato a Cagliari tra 1 e 3 settembre dall’associazione culturale Chourmo.
Una storia, quella turca, che inizia nel 1923 con la fondazione della Turchia ad opera di Kemal Ataturk sulle ceneri del vecchio impero ottomano e arriva fino alle cronache di oggi e alle ultime proteste contro le riforme che hanno concesso a Recep Tayyip Erdogan poteri pressoché assoluti davanti a un’ Europa impotente.
“L’attuale presidente ha conquistato anni fa la fiducia degli elettori perché si è presentato come l’uomo del cambiamento – ha sottolineato Ottaviani durante l’incontro condotto dal sociologo cagliaritano Niccolò Migheli e presentato dal giornalista Francesco Abate – invece il paese da laico è tornato a essere un paese a guida religiosa. Oggi si vedono anche le bambine con il capo coperto dal velo islamico, cosa che fino a qualche anno fa non esisteva. Inoltre assistiamo a una degenerazione nell’uso del velo: Ataturk lo aveva proibito nelle università, ora è tornato quai un obbligo. Non è sbagliato in se’ ma è sbagliata la distorsione ideologica che se ne fa, e negli ultimi tempi abbiamo assistito anche a derive estreme come la comparsa di autobus riservati alle donne”.
A proposito di donne, Marta Ottaviani ne ricorda la cultura e la grande forza: “Ci sono molti pregiudizi sul ruolo delle donne in Turchia, eppure il mondo femminile di questo paese avrebbe davvero tanto da insegnarci. Per la loro fierezza mi ricordano le donne che ho incontrato in Sardegna“.
Un paese che vediamo lontano ma di fatto fa parte della nostra storia e di quella del Mediterraneo: del resto anche in Sardegna Capudanni, l’inizio dell’anno fissato al primo settembre, è anche il primo giorno del calendario bizantino.
“Purtroppo l’Europa e l’Italia ignorano la propria storia – ha concluso Ottaviani – altrimenti non avremmo trascurato quello che è successo ai giovani di Gezi Park quando protestavano contro il governo, sapevano bene che da noi non sarebbe arrivato alcun aiuto. Dimentichiamo che la storia del Mediterraneo è una storia di cui anche noi facciamo parte: ci manca la consapevolezza del nostro passato, e in nome di interessi nazionali, della sicurezza, di una politica egoista continuamo ad alzare muri e creare divisioni”.