La ‘Free composition’ di Maria Antonietta Mameli, l’artista sarda che ha conquistato New York

di Alessandra Piredda

“La Sardegna è la terra che ha allenato il mio occhio alla bellezza con la sua natura: il suo mare e i boschi incontaminati hanno educato il mio senso estetico”. Così Maria Antonietta Mameli, la cagliaritana che ha conquistato New York (con la sua passione per la fotografia) si racconta a Sardinia Post. L’artista, che vive in una delle delle capitali mondiali della cultura e dell’arte, ha saputo farsi spazio nel panorama fotografico internazionale (portando un pizzico di Sardegna nelle sue opere). Nel dicembre 2017 un suo scatto ha meritato la copertina del TIME, una delle più prestigiose riviste del mondo.

Quando è iniziato l’amore per la fotografia?

L’ho sempre amata, fin da piccola. La laurea in giurisprudenza mi ha tenuta lontana dalla mia ‘vocazione’ per un lungo periodo. Prima di approdare stabilmente a New York e vivere di questa mia passione, lavoravo a Roma, in un rinomato studio legale, Manca – Graziadei, con a capo il carismatico Gianni Manca che mi incoraggiò a perfezionare la lingua inglese con un corso intensivo di tre mesi in Scozia. Da lì un anno intenso con il master in diritto internazionale alla Georgetown University di Washington e il successivo lavoro in un importante studio americano in cui ho imparato tanto. Sentivo però di essere fuori posto.

Scatta un rullino e dimmi cosa vedi’. È iniziata così la sua avventura?

Si, è esatto. È cominciato tutto nel 2006, quando con la mia mia prima macchina analogica ho iniziato a fare scatti, per gioco. Ho dato retta a un amico fraterno che si occupa di fotografia e vive a New York. Mi disse: ‘Scatta un rullino e dimmi cosa vedi’. Ho preso una Nikon FE2 (35mm) di seconda mano e ho iniziato a scattare foto (tutte in bianco e nero). Ricordo di aver immortalato uno degli inverni più nevosi di New York degli ultimi vent’anni. Non avrei mai pensato che la mia vita potesse trasformarsi così drasticamente. È stato lui a introdurmi nel mondo degli artisti. Da lì in poi le cose sono andate velocemente, fino a oggi.

La sua arte ritrae New York. Perché ha deciso di restringere il campo unicamente a questa città e ai suoi abitanti?

La prima volta che ho messo piede a New York mi sono sentita a casa. Per me è un’emozione cosi forte e di grande ispirazione che non potrei mai prescindere da questi luoghi per scattare. È una metropoli carica di energia e di vita. Non ho mai una chiara idea di ciò che cerco. C’è sempre qualcosa o qualcuno capace di stimolare la mia creatività. Un giorno mentre andavo a trovare un amico pittore nel quartiere Dumbo (Down Under Manhattan Bridge Overpass) giù dal ponte di Manhattan notai delle persone che camminavano con accanto dei puntini rossi (le buste della spesa degli abitanti di Chinatown). Fu fonte di grande ispirazione in un momento per me di svago. E lo immortalai. È uno degli esempi più esplicativi di quella che è la mia ‘Free composition’.

Entriamo nel dettaglio di cosa significhi questa sua particolare tecnica (Free composition).

Mi piace dare valore ai protagonisti delle mie foto, eliminando ciò che reputo superfluo. Per questo c’è dietro un grande lavoro di post produzione. Ho iniziato a scattare e stampare in camera oscura. Mi è bastata una sessione per capire la tecnica. Posso fare tutto grazie alla tecnologia con photoshop (che scherzosamente io chiamo la camera oscura digitale). Oggi i miei soggetti sono i panorami. Ma i primi 10 anni di carriera li ho dedicati agli esseri umani, alle loro forme e ombre, fuori dal tempo e dallo spazio, per cercare una connessione ancora più profonda.

Le sue fotografie sono state esposte nelle più prestigiose gallerie newyorkesi (Bruce Silverstein), oltre a Beijing, Miami e Parigi. È stata inserita in un volume presentato alla Biennale di Venezia di qualche tempo fa: ‘Instant Book, Italian Artists in New York’. Tornerebbe oggi in Sardegna?

Mi sento sarda, ho sei nipoti a Cagliari a cui sono molto legata. Ogni volta che torno in Sardegna però mi manca la mia seconda patria, New York. Ho capito, ascoltandomi, che è l’energia che mi lega alla Grande Mela è un richiamo al quale non posso sottrarmi. Vivo qui da tanti anni ormai e non potrei fare altrimenti anche per la mia arte. Ovviamente non rinnego le mie origini. Ma nella mia evoluzione personale e artistica ho capito che New York rappresenta il mio posto nel mondo.

Questo suo racconto fa pensare che esista un destino. Lei ci crede?

Si ci credo eccome. Credo anche di aver vissuto per tanto tempo senza ascoltare cosa per me fosse importante davvero. Non sapevo quali fossero i miei talenti. Il mio amico artista è stato il mio mentore. Io mi sono fidata e affidata e sono felice della mia scelta. Oggi questo non è solo un lavoro, è un modo per entrare in risonanza con ciò che mi emoziona. Lo sa bene chi colleziona le mie opere.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share