di Alessandra Piredda
“La reputazione è come la fama descritta da Virgilio, ha tanti occhi e tante orecchie”, dice Ilaria Gaspari: la filosofa e scrittrice è intervenuta sabato 23 novembre al Teatro Carmen Melis di Cagliari durante la 13esima edizione – Disegnare orizzonti – del festival Pazza Idea: l’autrice ha dialogato con Daniele Chieffi (giornalista, esperto digitale) e il giornalista Vito Biolchini a proposito di reputazione online e offline.
Cos’è per lei la reputazione?
Rispondo con una citazione che ho trovato da qualche parte e per me molto suggestiva: ‘È quello che dicono gli altri quando lasci una stanza.’. Quello che senza dirtelo in faccia le persone pensano di te. Una serie di proiezioni che possono essere vere o non vere. Noi abbiamo molta meno capacità di influire di quanto ci sembri. Possiamo guardare a questo problema distinguendo ciò che dipende da noi da ciò che invece non dipende da noi. Accettare ciò che da noi non dipende mantenendoci fermamente responsabili su ciò che può essere modificato dalle nostre azioni.
(Foto di Sara Deidda per il festival Pazza Idea)
‘La reputazione’ è anche il titolo della tua ultima fatica letteraria. Il romanzo è ambientato nella Roma degli anni ’80. Come è cambiato nel tempo il rapporto con ciò che pensano gli altri di noi?
La reputazione è un tema caldissimo oggi perché con i social è diventato molto più facile costruirsi una reputazione ipertrofica. Non era mai esistita nella storia umana la possibilità di esporre la propria immagine e il proprio racconto di sé a un pubblico potenzialmente così vasto. E questo naturalmente rende più facile che la reputazione si ‘gonfi’ a dismisura, intercettando desideri obliqui di altre persone come succede nel caso degli influencer che sostanzialmente mostrano una vita che altre persone vorrebbero vivere. Le cose che toccano diventano desiderabili per l’intermediazione della loro reputazione. Ma naturalmente è molto più facile che la reputazione venga distrutta, magari sulla base di notizie false e manipolate. Perché in questa connessione anche molto emotiva a livello globale è facile che girino notizie non verificate e quello che viene creduto conta di più di ciò che è vero.
Il suo libro indaga su un altro tema delicato che si interseca con quello della reputazione: la calunnia.
Mi è capitato dopo che ho scritto il libro che alcuni lettori mi scrivessero per calunnie subite. Ciò può rovinare la reputazione di una persona. Queste persone mi hanno raccontato il modo in cui sono sopravvissute a questa violenza è stato quello di rendersi conto di essere qualcosa di diverso da ciò che gli altri dicevano. Certo è molto difficile: urge una riflessione etica collettiva su questo tema. Perché si ha il diritto di essere fragili. Dobbiamo fare in modo, collettivamente di proteggere chi è più fragile da questo tipo di violenza.
Come si fa a difendersi da tutto questo?
Non esiste un vero antidoto, se non la consapevolezza di questi meccanismi e del fatto che sono meccanismi antichissimi. Sono cose che esistono da sempre. Bisogna essere consapevoli della propria identità, indipendentemente da come gli altri ci vedono . Ci sono dei conformismi che a volte possono essere violenti. Ci sono dei momenti in cui si può incorrere in questi processi anche molto dolorosi.
Lei è una delle protagoniste più assidue al Festival. Cosa si porta a casa da questa edizione?
Come al solito con ‘Pazza Idea’ è come tornare a casa. Frequento questo festival dal 2019. È sempre bellissimo, un momento culturale gratuito aperto a tutte a tutti, in cui ci sono veri scambi. Il poter fare dei ‘workshop’ è una cosa che mi piace molto. Pensare anche dei laboratori aperti a chiunque voglia, nei quali cerco di fare realizzare qualcosa che le persone possano portarsi a casa è meraviglioso. In questa edizione abbiamo fatto dei collage. E stato molto divertente. Abbiamo fatto dei laboratori bellissimi. E scritto dei testi facendo un esercizio di regressione della scrittura. Lavorare con l’arte, la cultura e condividere è fondamentale specie oggi, in questi tempi particolarmente bui politicamente”.