Un libro che racconta la ricchezza del patrimonio archeologico preistorico e protostorico della Sardegna, e che lancia la volata finale per la candidatura Unesco dei monumenti preistorici significativi della nostra isola, tra cui anche le Domus de Janas. E’ stato presentato a Sassari il volume Arte e architettura nella Preistoria della Sardegna. Le Domus de Janas, edito da Condaghes. In programma i saluti istituzionali di Alessandro Cocco, assessore alla Cultura del Comune di Alghero, capofila della “Rete dei Comuni” che sostiene la candidatura; di Giuseppa Tanda, presidente del Centro studi identità e memoria e coordinatrice del progetto; di Bruno Billecci, soprintendente alla Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro. E poiAlberto Cazzella, ordinario di Paleontologia all’Università “La Sapienza” di Roma.
La presentazione del libro è stata anche un’occasione per far conoscere alcuni risultati delle indagini interdisciplinari finora fatte e presenti nel dossier di candidatura Unesco, che sarà consegnato, a gennaio, al ministero italiano per la Cultura e alla Commissione nazionale italiana Unesco. Alcuni di questi risultati riguardano lo stato di tutela, conservazione e sicurezza dei siti, e la loro valorizzazione economico/culturale.
“Con il percorso di candidatura Unesco delle Domus de janas – spiega Giuseppa Tanda – è iniziato un lungo processo che, se positivo in tutte le sue fasi, porterà all’inserimento di 26 siti archeologici nella Lista del patrimonio mondiale, esemplificativi di circa 5.000 monumenti o luoghi abitati dalle comunità isolane nel corso della Preistoria. La proposta di candidatura prende in considerazione l’ambito culturale che va dal Neolitico medio all’età del Rame, fino agli albori dell’età del Bronzo e prima della fioritura della civiltà nuragica, tra il V e la fine del III millennio a.C., vale a dire tra 7.000 e 5.000 anni fa. La selezione dei siti ha come riferimento l’arte e l’architettura e, all’interno di esse, gli esempi significativi delle “categorie funzionali”, cioè delle strutture di carattere civile, funerario e magico-religioso”.
“L’obiettivo del progetto raccontato nella pubblicazione è chiaro – dice Alessandro Cocco – ottenere il prestigioso riconoscimento Unesco per una selezione di monumenti dello sterminato patrimonio preistorico sardo, quale simbolo di una civiltà ben più ampia. Un patrimonio di veri e propri gioielli dell’arte e dell’architettura, in grado di rappresentare un legame diretto con i nostri antenati e con la loro creatività, con la capacità di andare anche oltre i confini della Sardegna”.
“Il patrimonio culturale può essere certamente un motore territoriale di crescita economica delle comunità – precisa nella sua prefazione al volume Monica Stochino, segretario regionale ad Interim del ministero della Cultura per la Sardegna e Soprintendente archeologica di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna – ma è soprattutto strumento della crescita sociale e morale di quest’ultima, quando non anche strumento dei più alti fini riconosciuti dalla Convenzione del patrimonio mondiale: il patrimonio culturale è strumento fondamentale di riconoscimento e di divulgazione dei valori etici e morali della convivenza e della pace tra i popoli e della solidarietà tra individui”.