Un incontro ravvicinato con la balena. Uno spettacolo incredibile, ma il pensiero per un velista va subito alla barca e alla gara: la prima preoccupazione è quella di non finire addosso al cetaceo. Come dire, bella sì, ma speriamo che si sposti. Perché lo scontro con Moby Dick, oltre agli immaginabili rischi per la propria incolumità, significa una sola cosa: la fine dell’avventura. E in questo caso si parla della Route du Rhum, la traversata atlantica in solitario che ogni appassionato di vela teme e sogna allo stesso tempo. Andrea Mura, cagliaritano, appassionato di mare da quando era bambino, protagonista anni fa con il Moro di Venezia, quella traversata l’ha fatta e l’ha anche vinta con Vento di Sardegna, la barca con i Quattro Mori. E ora l’ha messa in un libro (“L’avventura, l’ignoto e la paura”, Mursia, 17 euro). Raccontando strategie, entusiasmo, ma anche incubi di un viaggio che è un po’ la metafora della vita: sino alla partenza ci sono tutti, familiari ed amici. Ma poi, in mare aperto, ci devi andare da solo. Una cronaca, quella del libro, che diventa simile a un romanzo. Dalle peripezie, quasi un replay della storia di Cristoforo Colombo, per trovare i fondi, alla preparazione della barca: l’impresa nasce e diventa tale anche dalla cura dei dettagli, dalle fascette elettriche o dal funzionamento del dissalatore. O delle vele: Andrea Mura le fa da sempre nella sua veleria a ridosso dello stagno di Molentargius. Un milione di dubbi prima di partire: ce la faccio o no? Poi la decisione di partecipare con uno stratagemma per non tornare indietro: siccome l’iscrizione online si può cancellare, lo skipper manda anche documenti via posta. E si parte: i saluti da Cagliari, quindi l’arrivo a Saint Malo per la qualificazione e la partenza con i mostri sacri della Route. Il via il 31 ottobre 2010. “Come per magia si aprono nel vento 87 gennaker, un arcobaleno di colori che da alla testa! Non riesco a capire dove sono le barche dei miei diretti avversari”. Poi la corsa, le strategie, la cavalcata tra le onde con la barca che si riempie di pesci volanti, la rottura del gennaker. E il dodicesimo giorno la tempesta: aggirarla col rischio di farsi raggiungere dagli inseguitori o bucarla? Andrea, ribattezzato in Francia ‘le sarde’ (il sardo), la buca, una scelta che costa dodici ore consecutive al timone. Un viaggio al buio da film dell’orrore. Poi l’alba, il sole e il vento buono sino all’arrivo delle Guadalupe con incidente thrilling proprio sul traguardo. Ma è vittoria. “Mi sono lanciato, ci ho provato e ci sono riuscito. Adesso posso pensare a un’altra sfida”.
Stefano Ambu (Ansa)