Il film “L’ombra del fuoco – S’umbra ‘e su fogu” di Enrico Pau ha ottenuto il Premio antropocene assegnato dal Museo della scienza di Trento nell’ambito del Trento film festival, in corso di svolgimento in questi giorni. Secondo la giuria del concorso, l’opera del regista cagliaritano è quella che “meglio racconta il rapporto tra l’umanità e il resto del mondo naturale nell’epoca dell’Antropocene”. Questa la motivazione: “L’ombra del fuoco sottolinea il forte legame dell’umanità con la terra e gli altri viventi che la popolano. Emergono i sentimenti non solo di chi quella terra la cura, ma anche degli animali e delle piante che hanno subito il dramma dell’incendio. La fine di quel paesaggio locale, stravolto dal fuoco, rimanda alla fine del Mondo nel senso della fine del conosciuto, del familiare, come accade globalmente nell’Antropocene”.
Il premio è stato consegnato ieri sera al cinema Modena di Trento prima dell’anteprima del film. L’opera è prodotta da Lucrezia Degortes per l’Associazione culturale Arvèschida, co-produttore Isre – Istituto superiore regionale etnografico, produttori associati Antioco Floris per l’Università di Cagliari – Laurea magistrale in produzione multimediale, e Hortus botanicus karalitanus, e si avvale della consulenza scientifica di Gianluigi Bacchetta. Gli autori dei testi sono Enrico Pau, Ettore Cannas, Alberto Capitta, Alessandro De Roma, Mauro Tetti, mentre la traduzione dei testi in sardo e la voce narrante è di Giuseppe “Bosco” Falchi.
All’indomani del gigantesco incendio che nel luglio 2021 ha devastato la zona del Montiferru, il film ha seguito per un anno – con una piccolissima troupe di giovanissimi – le stagioni del fuoco, ascoltato le voci, sentito i canti, assistito, dopo il dolore, al miracolo della natura che rinasce. Così, dopo l’estate è arrivata l’acqua, poi il vento dell’autunno, quindi la neve di novembre, e poi l’inverno gelido, e poi la Pasqua del fuoco, il venerdì santo della Passione. “Considero la realizzazione del mio documentario come un atto di resistenza a qualcosa alla quale non posso e non voglio rassegnarmi – afferma il regista Enrico Pau -: la stupidità, la miopia degli umani in questo momento della nostra presenza devastante su questo pianeta”. Dentro i riti della Settimana santa, Pau ha scoperto la bellezza struggente dei canti dei Sos Cantores (i cantori del coro di Cuglieri) che hanno una parte fondamentale nel documentario, fin dall’estate quando hanno cantato in mezzo alla foresta bruciata i versi di un sonetto di un poeta sardo. Il film diventa così un accurato diario di quanto è accaduto, tra le immagini e le interviste, i racconti e il pianto di chi in mezzo ai roghi ha perso tutto, compresa la memoria di un passato distrutto dal fuoco e che non può tornare.