Approda su Rai 1 “La bambina con la valigia”. È la storia di Egea Haffner, simbolo dell’esodo istriano, fiumano e dalmata.
Quell’immagine, scattata nel momento esatto della partenza da Pola, un esilio forzato, immortalò per sempre lo sradicamento e il dolore di un popolo in fuga. Un fotografo di straordinaria sensibilità colse l’attimo, trasformandolo in un’icona senza tempo, una testimonianza visiva. Egea Haffner, che oggi ha 83 anni, non nasconde la grande emozione davanti a questa pellicola che accende i riflettori su una delle pagine più dolorose della storia italiana del Novecento, un evento che ha segnato profondamente la vita di migliaia di famiglie costrette ad abbandonare la propria terra. Il TV movie di RAI Fiction, ispirato all’omonimo libro di Gigliola Alvisi con la collaborazione di Egea Haffner verrà trasmesso in prima serata su Rai 1 lunedì 10 febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, giornata dedicata alla memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Un film per raccontare una storia da non dimenticare
Nel TV movie di Rai Fiction la trama ripercorre in maniera quasi del tutto fedele la storia personale della piccola Bibi, come veniva affettuosamente chiamata in famiglia. Le diverse fasi della vita di Egea Haffner verranno interpretate da Petra Bevilacqua (da bambina) e da Sinéad Thornhill (in età adulta), mentre gli altri attori saranno Sandra Ceccarelli (la nonna), Sara Lazzaro (la zia Ilse), Andrea Bosca (il padre Kurt) e Claudia Vismara (la madre Ersilia).
“È stato un film davvero emozionante, mi è piaciuto molto – racconta Egea – tutti gli attori sono stati bravissimi nel dare vita a questa storia così intensa. Durante l’anteprima cinematografica si percepiva una forte commozione: nella sala, oltre alle scrittrici e i loro figli c’erano solo le addette ai lavori che, nonostante avessero già visto il film più volte non sono riuscite a trattenere le lacrime nemmeno quella volta”.
Un destino segnato dalla guerra e dall’esilio
Egea Haffner nacque a Pola, ma la sua infanzia fu segnata dai drammatici eventi della Seconda guerra mondiale e delle sue conseguenze. Il primo tragico distacco avvenne quando i partigiani titini prelevarono suo padre Kurt, orologiaio di professione, il 4 maggio 1945.
Quella sera, un gruppo di agenti dell’Ozna, la polizia segreta jugoslava, si presentò alla porta di casa Haffner con il pretesto di un controllo. Kurt, convinto di non avere nulla da temere, si preparò a seguirli dopo aver salutato velocemente la moglie Ersilia e la piccola Egea. Fu portato via senza opporre resistenza e scomparve nel nulla. Nei giorni successivi, la moglie riconobbe la sua sciarpa di seta a quadretti al collo di un partigiano titino, un dettaglio che fece svanire ogni speranza di rivederlo vivo. Con ogni probabilità, venne giustiziato e gettato in una delle tante foibe, come accadde a migliaia di italiani durante l’occupazione jugoslava dell’Istria.
Nel 1946, di fronte alle sempre più forti pressioni politiche e sociali subite dagli italiani, sua madre Ersilia Camenaro prese la dolorosa decisione di anticipare quello che di lì a poco sarebbe diventato inevitabile: l’abbandono della propria terra. Lasciò quindi Pola per cercare una nuova vita a Cagliari, dove già risiedeva sua sorella Lina (Angela), sposata con un sardo. Portò con sé la piccola Egea, nella speranza di ricostruire un futuro più stabile lontano dalle tensioni che già presagivano la definitiva perdita dell’Istria, avvenuta poi effettivamente l’anno successivo.
Tuttavia, la situazione economica e familiare in Sardegna si rivelò complessa. Nel frattempo, la nonna paterna di Egea, insieme agli zii Alfonso e Ilse, si era trasferita a Bolzano, cercando una sistemazione più sicura. Ersilia, consapevole delle difficoltà che ancora caratterizzavano la sua vita in Sardegna, decise allora di affidare provvisoriamente la figlia alla famiglia paterna, con l’intenzione di riprenderla una volta raggiunta una maggiore stabilità.
Quell’accordo temporaneo, però, si trasformò in una separazione quasi definitiva. Egea si legò profondamente alla nonna e, soprattutto, alla zia Ilse, sorella del padre, che divenne per lei una figura materna. La bambina trovò in loro un punto di riferimento stabile e sicuro.
Anni dopo, Giovanni Musso, il futuro nuovo marito di Ersilia, si recò a Bolzano con l’intento di riportare Egea dalla madre in Sardegna, ma l’opposizione della famiglia paterna e della stessa bambina fu ferma: né i suoi cari né la piccola Bibi accettarono di separarsi.
Così, la sua nuova casa divenne Bolzano, dove crebbe e trascorse gli anni successivi.
Nonostante la scelta di rimanere in Trentino-Alto Adige, il legame con la Sardegna non si spezzò mai: Bibi trascorse tanti estati a Cagliari, nella casa al mare a Marina Piccola di Cagliari della nuova famiglia di Ersilia.
“Bella la Sardegna, la casa di Marina Piccola sul mare, tutto molto rilassante – dice Egea Haffner, ricordando il suo legame con l’Isola – La prima volta che son tornata in Sardegna dopo l’esperienza infantile avevo 21 anni per prendere la mia pensione di orfana e di profuga”.
A Bolzano Egea conobbe Giovanni Tomazzoni, con cui costruì la sua famiglia e si trasferì a Rovereto, dove tuttora vive. Dal loro matrimonio sono nate due figlie e oggi Egea è nonna di sei nipoti, tutte femmine. Suo marito Giovanni Tomazzoni è venuto a mancare nel 2022, lasciando un grande vuoto nella sua vita e in quella della sua famiglia.
Fertilia, un simbolo dell’esodo e la nascita dell’Ecomuseo Egea
Se Cagliari ha avuto un ruolo fondamentale nella vicenda personale di Egea e della sua famiglia, Fertilia è stata per decenni un punto di riferimento per la memoria collettiva dell’esodo giuliano-dalmata. Questa città di fondazione, costruita negli anni ’30, accolse un gran numero di esuli provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia, oltre che dal ferrarese, formando una comunità con una forte identità culturale.
L’Ecomuseo Egea, inaugurato nel 2020, è il coronamento di questo ideale, un luogo in cui la memoria dell’esodo e della comunità di Fertilia viene preservata e raccontata alle nuove generazioni.
La testimonianza dei discendenti e l’importanza del racconto
Anche a Cagliari, dove vivono ancora i discendenti di Ersilia, l’uscita imminente del film sta suscitando una forte emozione. Stefano Cariello Musso, nipote di Ersilia e di Egea, ha raccontato il profondo impatto che questa vicenda ha avuto sulla loro famiglia:
“È stata una grande emozione quando zia Bibi ci ha informato che sarebbe nato un film tratto dal libro La bambina con la valigia. Con Egea ci sentiamo quasi settimanalmente, e vedere come la nostra storia, che per troppo tempo è stata quasi un tabù, sia oggi raccontata in prima serata su Rai 1 è qualcosa di incredibile. Non vediamo l’ora di vedere il film. Penso che sarà inevitabile la commozione nel vedere mia nonna e mia zia, interpretate da delle attrici, ripercorrere quelle che sono la nostra storia familiare, che è anche storia d’Italia”.
Oggi Egea vive a Rovereto, dove continua a testimoniare la sua storia, affinché il ricordo dell’esodo giuliano-dalmata non venga mai dimenticato.
La fotografia della “bambina con la valigia”, scattata in quell’istante preciso in cui lasciava Pola, continua a essere un simbolo potente. “Grazie a iniziative come il TV movie di Rai Fiction e l’Ecomuseo Egea, questa storia non sarà mai dimenticata – conclude Stefano Musso Cariello – ma tramandata alle nuove generazioni come monito e testimonianza di una ferita che ha segnato la storia italiana”.