In scena ‘La tempesta’, l’opera di Shakespeare riadattata dal regista di Macbettu

Un’isola sperduta nel Mediterraneo, un padre che cerca attraverso la magia di recuperare il suo ducato perduto, una figlia che non ha mai visto altri esseri umani all’infuori di lui, uno spirito dell’aria, un mostro deforme. È l’invito per “La tempesta”, la nuova opera del regista Alessandro Serra, già pluripremiato per lo spettacolo “Macbettu” (premio Ubu 2017 e Le maschere del teatro 2019).

Stavolta Serra ha preso in mano l’ultimo capolavoro di Shakespeare e l’ha riscritto, scoprendo la sua “impressionante forza politica che in questi giorni sembra ancora più attuale, perché le guerre sono sempre fratricide”. L’opera è in cartellone lunedì 9 gennaio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari (prima regionale) e da mercoledì 11 fino a domenica 15 gennaio al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19 – venerdì 13 gennaio doppia recita con la pomeridiana alle 16.30) per una affascinante allegoria del potere.

Foto di Alessandro Serra.

Sul palco Andrea CastellanoVincenzo Del PreteMassimiliano DonatoSalvo DragoJared McNeillChiara MicheliniMaria Irene MinelliValerio PietrovitaMassimiliano PoliMarco SgrossoMarcello Spinetta e Bruno Stori. Traduzione e adattamento del testo sono dello stesso Alessandro Serra, che ha curato anche scene, luci, suoni e costumi oltre alla regia, con la sua cifra evocativa e poetica, ricca di simbolismi, caratterizzata da un linguaggio raffinato e contemporaneo, di forte immediatezza.

“La Tempesta” è una coproduzione internazionale che schiera Teatro Stabile di Torino e Teatro di RomaEmilia Romagna Teatro ERT e Sardegna Teatro / TRIC insieme con Festival d’AvignonMA scène nationale / Pays de Montbéliard, in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia e Compagnia Teatropersona. “La Tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro, la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati – evoca Alessandro Serra –. Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito. L’uomo avrà sempre nostalgia del teatro perché è rimasto l’unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all’atto magico”.

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