di Marcello Zasso
“Il fortissimo senso di appartenenza dei sardi alla propria terra è qualcosa che colpisce immediatamente chi la visita. La Sardegna non è un ‘posto di passaggio’, non ti ci trovi a vivere per caso: è un luogo in cui la gente ha radici profondamente ancorate al territorio”. Così Alberto Angela ha accompagnato sui social la messa in onda di “Sardegna-L’isola che c’è”, lo speciale ‘Ulisse‘ su RaiUno che ieri ha tenuto incollati davanti alla tv due milioni e 400mila persone. Il divulgatore scientifico più amato d’Italia ha raccontato diversi aspetti della storia sarda che, pur condita da luoghi comuni, è stata apprezzata su entrambe le sponde del Tirreno.
Gli utenti dei social si sono scatenati e la Sardegna da ieri notte ha guadagnato tantissima visibilità perché le telecamere di Ulisse hanno mostrato diverse pagine di storia sconosciute alla maggior parte degli italiani. Chi stava approfittando delle vacanze pasquali per organizzare un viaggio si è trovato consegnato a casa un meraviglioso invito a scegliere la terra dei nuraghi, dei menhir, dei Giganti di Mont’e Prama, dei fenici, dei romani, del medioevo, delle miniere e – inutile negarlo – del mare.
Partendo dalle dune di Piscinas, il viaggio di Alberto Angela nell’Isola è passato dal canto a tenore alla fierezza dei sardi, dalla necropoli di Montessu al bisso di Chiara Vigo per arrivare alla longevità e alle peculiarità della lingua sarda. Una definizione della Sardegna del ‘Parolaio’ Andrea Melis, letta da Luca Ward, ha preceduto lo sbarco delle telecamere nell’arcipelago di La Maddalena, con le sue rocce, la sua flora e la sua fauna. Anche se il rosa dell’omonima spiaggia di Budelli su RaiUno viene erroneamente attribuito al corallo e non ai gusci della ‘miniacina miniacea‘, piccolo organismo che vive in mezzo alla posidonia.
Dopo Garibaldi e la sua morte a Caprera, l’obiettivo si posta sull’area funeraria di seimila anni fa coi menhir di Pranu Muttedu, a Goni. Poi si passa ai mamuthones e alla Sartiglia, fino al racconto dei nuraghi (con affascinanti ricostruzioni virtuali) e alla Sardegna megalitica. Dopo i murales di Orgosolo (con musica di Randagiu Sardu), passando per l’inno della Brigata Sassari (scritto negli anni Novanta), si arriva alle rovine sul mare di Nora (anche qui con ricostruzioni virtuali). Con nuovi salti temporali e geografici il programma del figlio di Piero Angela arriva alla basilica di Saccargia e raggiunge i bastioni di Alghero.
Poi spetta a Michela Murgia raccontare le leggi all’avanguardia della ‘Carta de logu’ di Eleonora d’Arborea, e il viaggio di Ulisse – dopo la descrizione di abiti e gioielli tipici – arriva all’Asinara con le esperienze parallele dei malavitosi e dei giudici Falcone e Borsellino. Il surfista Francisco Porcella ha descritto la qualità delle onde che bagnano le coste occidentali della Sardegna e il giro di Alberto Angela lungo l’Isola è proseguito sulle zone minerarie dell’Iglesiente coi racconti su Porto Flavia e sulla fatica degli operai. Le parole di Grazia Deledda accompagnano la chiusura del viaggio, che si conclude dov’era iniziato: tra le dune di Piscinas.
Gli utenti sardi sui social si sono subito divisi tra chi aveva gli occhi lucidi e chi sottolineava ogni luogo comune oppure criticava i “permessi molto particolari” che hanno consentito al conduttore di calpestare il mosaico romano di Nora. Ma l’effetto mediatico di questa grande pubblicità alla Sardegna è stato dirompente e ha permesso a migliaia di telespettatori di conoscere segreti e luoghi dell’Isola che non si trovano nei libri di storia. Perché quella sarda, prendendo in prestito una frase fatta, è un’altra storia.
Su RaiPlay è possibile rivedere la puntata di Ulisse dedicata alla Sardegna
[Foto: Barbara Ledda]