S’intitola “Raju!” il primo album da solista della trentennale carriera di Michele Atzori, in arte su Dotori (il Dottore), presente su tutte le piattaforme musicali da sabato 24 giugno. “Raju!” è un’esclamazione tipica della lingua sarda con cui si manifesta sconcerto e collera. Il termine è letteralmente traducibile in italiano con lampo o fulmine, ma anche raggio di sole. Rabbia e speranza sono dunque i sentimenti evocati da Atzori nel suo ultimo lavoro di fronte al racconto delle vicende della sua isola, la Sardegna. In tutto, dieci brani scritti, cantati e musicati dall’autore che spaziano dal rap old school a quello new school, dalla dub alla drum’n bass. I testi sono quasi esclusivamente in lingua sarda.
Se dal punto di vista musicale il disco propone un itinerario tra le sonorità degli ultimi decenni, sul piano dei contenuti il viaggio è ben più lungo. Si va dalla storia moderna della Sardegna, a cui s’ispira la canzone Giomaria (da Giovanni Maria Angioy, rivoluzionario sardo di fine ‘700), alla stringente attualità di Unu stràngiu (Uno straniero), incentrata sulla crescita esponenziale di progetti per la produzione di energia sull’Isola. Non si dimentica la contemporaneità, e con essa gli impatti determinati da alcune scelte del passato: è il caso degli espropri subiti dalla popolazione per la realizzazione del poligono militare di Teulada, nel sud Sardegna. La speranza, invece, è affidata alla storia di Ovidio Marras, il pastore che si è opposto con successo alla cementificazione della costa di Chia. Spazio anche alla dimensione autobiografica, rappresentata dalle disavventure giudiziarie cui è andato incontro l’autore in conseguenza del proprio attivismo politico.