Il nuovo album del cantautore cagliaritano Matteo Sau: la presentazione a Casa Saddi a Pirri

Il cantautore cagliaritano Matteo Sau presenterà il nuovo album “Quanto mi costa la felicità”, prodotto e distribuito da La Stanza Nascosta Records, negli spazi di Casa Saddi, antica casa campidanese che, dalla fine del 2017, ospita spettacoli, mostre, concerti, rassegne teatrali e laboratori di arti varie. L’appuntamento è per sabato 20 aprile alle 20. Sul palco con Sau (voce e chitarre) ci saranno anche Ivana Busu (fisarmonica e synth), Gianluca Pischedda (violoncello), Andrea Lai (basso), Antonio Pinna (batteria e percussioni).

Sau firma testi e musiche, avvalendosi, per gli arrangiamenti, dell’apporto del musicista e produttore Salvatore Papotto. L’album, uscito lo scorso 21 marzo su tutte le maggiori piattaforme digitali, è ora disponibile anche su supporto fisico. L’illustrazione di copertina e l’artwork sono di Manuel Putzolu per MangioDesign.

Dieci racconti, dieci microstorie – racconta Sau – accomunate dalla ricerca della felicità, dalla consapevolezza che questa ricerca non è mai regolare, non ha un inizio e una fine, ma è un camminare, o correre, attraverso la quotidianità. Il disco raccoglie piccoli frammenti, stringe il fuoco su un momento particolare in cui i protagonisti si chiedono quale sia il prezzo della loro felicità e quando sia possibile percepirla. I brani viaggiano nei luoghi e nel tempo senza un ordine preciso, perché la felicità non è tangibile, ma si infila negli stati d’animo dei protagonisti. La corsa alla felicità è condivisione, ma anche egoismo, rassegnazione e abitudine. Il disco è il luogo in cui questi personaggi arrivano, annunciati da una musica come succedeva con le compagnie d’arte che giravano i paesi. Arrivano, raccontano la loro storia e poi, accompagnati dalla stessa musica che li ha accolti, vanno via a cercare altri luoghi”. 

Matteo Sau, con “Quanto mi costa la felicità” orchestra una ricerca esistenziale, una ricognizione e un’osservazione psicologica sotto forma di commedia umana itinerante. Nella coincidenza di intro e outro- un quasi folk crepuscolare, scandito dall’andamento litanico e dolente della fisarmonica, accompagnata dal basso e dal charleston suonato con le spazzole- il cammino si fa circolare, in una perfetta RingKomposition sonora. Sau estrae dal suo cilindro una parata autarchica di personaggi, ne disegna per lampi intuitivi e folgorazioni aforismatiche le architetture emotive. L’ordito sonoro, che spazia dal rock alla milonga, dal tango al valzer, passando per il blues, è cucito su misura dei microcosmi umani tratteggiati; storie minime per una narrazione universale.   Un disco corale, che si snoda in purezza, filtrato da uno sguardo contemplativo e mai sentenziante o artefatto.

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