Il jazz a Sant’Anna Arresi, l’edizione 36: la prima (ottima) omaggia Basilio Sulis

In un periodo in cui si cominciano a tirare le somme, riprendendo il tran tran quotidiano e con la bella stagione agli sgoccioli, il festival di Sant’Anna Arresi ‘Ai confini tra Sardegna e fazz’ vive in questi giorni l’inizio della sua personale estate di rinascita. Una veste nuova quella della manifestazione targata Punta Giara, che quest’anno fa i conti con un’eredità pesante, l’infaticabile lavoro e sogno portato avanti per oltre trent’anni da una delle colonne portanti del jazz isolano: Basilio Sulis.

L’associazione (con un direttivo preparatissimo e instradato dallo stesso Sulis), invece del cordoglio ha scelto, per l’edizione numero trentasei, una formula festosa iniziata con due anteprime il 31 luglio e il 7 agosto e una serie di tappe diffuse in tutto il Sulcis.

Un lungo viaggio non solo per ricordarne il fondatore, bensì un modo per sancire questo rito di passaggio e l’inizio di una nuova era per il festival, non meno stimolante o impegnato, destinato a rimanere quel faro che da quest’angolo del sud-ovest sardo, conduce verso porti sicuri i naviganti: artisti ricercati, un pubblico esigente proveniente da ogni parte del mondo, progetti musicali raffinati e innovativi.

E proprio su questo riferimento al mare e alla navigazione che il festival ha scelto il tema dell’approdo (nella mitica Atlantide) per questo 2021, un punto di arrivo e ristoro capace di divenire ospitale dimora. Dopo alcuni appuntamenti tra località suggestive e affascinanti, come il borgo vecchio di Tratalias, la manifestazione torna per cinque giorni in piazza del Nuraghe, a Sant’Anna Arresi, con un doppio spettacolo per tutte le serate dal 31 agosto al 4 settembre.

La presenza di Basilio Sulis è, però, ancora tangibile e si percepisce anche nell’emozionante mostra curata dal fotografo Luciano Rossetti, il quale ha scelto diverse immagini che più di tutte rappresentano lo spirito turbolento, intuitivo e brillante del fondatore del festival. Non solo. Il ricordo di questo “visionario ispiratore che ha portato i migliori musicisti jazz al mondo in un piccolo paese alla periferia dell’impero, come lui amava dire” vive nei ricordi di quanti lo hanno conosciuto e apprezzato, primi fra tutti proprio gli artisti che –affezionatissimi- hanno scelto di partecipare per omaggiarne la memoria e l’amicizia di lunga data.

L’uomo che varcava i confini, come recita la didascalia di quest’anno e – ricorda l’autore e regista teatrale, nonché presentatore delle serate, Giacomo Casti- ha permesso a Sant’Anna Arresi “di essere riconosciuto non soltanto per gli splendidi paesaggi e gli ottimi vini, ma come paese della musica”. Affidandosi poi ai versi di Derek Walcott, poeta caraibico “che avremmo voluto vedere in dialogo con Basilio” gli dedica “Amore dopo amore”: “Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io. Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore a se stesso, allo straniero che ti ha amato”.

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Dalla chiesetta di piazza del Nuraghe, accompagnato dalla sua fisarmonica, Antonello Salis si fa strada verso il palco, esibendosi in un lungo brano iniziato in estemporanea per poi spendere anche lui parole accorate nei confronti di Sulis, citando alcuni aneddoti. “Ci siamo conosciuti quando ancora ero tastierista nei Barrittas e avevamo suonato come gruppo spalla degli Aphrodite’s Child” ricorda Salis “Lo conobbi negli anni ’70, già organizzava concerti qua e là, e mi invitò a prenderne parte un paio d’anni dopo. Certo, non era il palco che vedete adesso, piuttosto una pedana, ma quella è stata la scintilla, la prova che un grande festival sarebbe nato sotto la sua direzione. Mi presentò anche Isio Saba, un altro personaggio punto di riferimento di tutta la produzione jazz in Sardegna. Insieme ne hanno combinato di tutti colori, ovviamente in senso positivo”.

Per il secondo concerto, insieme a Salis salgono sul palco il sassofonista Gavino Murgia, il batterista Hamid Drake e Paolo Angeli con la sua chitarra sarda preparata. Il quartetto dei rinominati artisti, Giornale di Bordo, prende il nome dall’album omonimo, incastrando perfettamente la sua mission nel tema della manifestazione.
Un’esperienza di ricerca che trae spunto non soltanto dai percorsi, professionali e personali, dei quattro navigati musicisti, ma anche dalla maniera in cui ognuno di loro influenza l’insieme. Sono vere e proprie suite i brani di questa consolidata squadra, i pattern imprevedibili sono inframezzati da ritmi più familiari, quasi orecchiabili, per poi tornare furiosamente alla sperimentazione. Tutti tasselli di una recherche nella memoria formativa dei musicisti, di casa nel mondo e che –ognuno con la propria cifra stilistica- ha impresso la sua orma nel modo di reinterpretarne sonorità e storie.

Il festival prosegue oggi con il concerto sulla spiaggia di Porto Pino, alle sette del mattino, che vedrà sul palco il giovane Andrea Schirru, mentre in piazza del Nuraghe torna Paolo Angeli accompagnato dal tenore Omar Bandinu. Chiude la serata il progetto “The Crossing” di Enzo Favata.

Alida Berli

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