Il gesto e il segno di Giovanni Columbu per una storia nella Sardegna del 1940: l’anima ribelle nel film d’animazione “Balentes”

È un’opera prima singolare e intensamente personale quella che Giovanni Columbu ha presentato oggi al cinema Spazio Odissea di Cagliari. “Balentes”, film d’animazione realizzato in bianco e nero, prodotto da Luches e Rai Cinema in coproduzione con Tama Filmproduktion (e con il sostegno della Sardegna Film Commission e Nas – New Animation in Sardegna), racconta una storia vera accaduta in Sardegna alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale: due ragazzi che liberarono un branco di cavalli destinati al fronte. Un atto apparentemente ingenuo, ma che si trasfigura in simbolo di libertà e opposizione.

Columbu, già autore di film di grande forza visiva come Su Re, approda per la prima volta all’animazione con un progetto radicalmente autoriale, realizzato a pennello, su carta, attraverso un lavoro durato anni e costruito attorno al concetto di “segno”. I disegni – circa 30.000 – sono tutti realizzati dal regista stesso, che ha scelto di lavorare in controtendenza per riscoprire la forza espressiva originaria del disegno, in un dialogo continuo con l’errore, l’imperfezione, la materia.

La tecnica adottata parte da una ricerca sulle origini dell’animazione, su soluzioni espressive dimenticate o escluse, come i primi esperimenti di fine Ottocento, ma anche dai riferimenti alla pittura iperrealista e all’espressionismo cinematografico. Ogni fotogramma nasce da un’interazione tra gesto impulsivo e forma contenuta, grazie all’uso di mascherature in pellicola plastica che permettono al colore – acrilico – di seguire percorsi imprevisti, restando però nei contorni definiti.

Ne risulta un’animazione rarefatta, dove le figure emergono e scompaiono come fantasmi, attraversando “porte invisibili”, evocando la memoria, la perdita, la persistenza. “L’emozione che si provava allora – racconta Columbu – mi suggeriva che qualcosa non si fosse mai del tutto dissolto”.

Il racconto di Balentes nasce da un ricordo familiare, da un racconto della nonna del regista, che aveva conosciuto uno dei protagonisti: Ventura, detto Cabaddeddu, giovane nuorese dal portamento fiero, appassionato di cavalli. La sua morte, durante la fuga, colpito dai barracelli, è diventata leggenda popolare e oggetto di canti funebri (“attitidos”) che ancora oggi vengono ricordati.

Il film è, al tempo stesso, atto di resistenza artistica e civile: resistenza alla normalizzazione del segno, alla velocità del gesto digitale, ma anche alle narrazioni imposte della Storia. La Sardegna che racconta Columbu è una terra di contrasti – tra tradizione e modernità, natura e meccanizzazione – in cui la memoria non è mai solo evocazione, ma parte viva e politica del presente.

Il film sarà proiettato in anteprima al pubblico giovedì 29 maggio con due spettacoli, alle 19 e alle 21.15, presso lo Spazio Odissea di Cagliari. Il biglietto ha un costo di 6 euro.

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