IL FILM. Fantasy e horror nell’età del Bronzo. Aragoni: “La mia Isola oscura”

Una pira di teschi accatastati uno sull’altro si stagliano su un cielo plumbeo che sa di tempesta, che sa di paura. Le primissime immagini di “Nuraghes”, il nuovo film di Mauro Aragoni autore della serie western “Quella sporca sacca nera”, ci immergono in un altrove che richiama il passato della nostra terra e, allo stesso tempo, se ne discosta volutamente. Perché al di là del titolo, così carico di suggestioni, l’intenzione manifesta è quella di inseguire i sentieri della narrazione pura, riallacciandosi agli archetipi dei generi, il fantasy e l’horror in primis.

La Sardegna dell’età del Bronzo diventa così un’età come le lunghe stagioni che si intersecano in “Game of Thrones” o le Ere che scandiscono i ritmi dell’epica di Tolkien de “Il signore degli anelli”, dove un giovane di nome Arduè decide di andare contro le antiche consuetudini del suo popolo, rifiutandosi di uccidere suo padre durante la cerimonia del “gerontocidio”, pratica arcaica in cui gli anziani della comunità venivano gettati in un precipizio dai propri primogeniti per permettere così il passaggio generazionale. Si scatena così una caccia all’uomo, con Arduè che si trova costretto a scappare ed ad affrontare quelli che un tempo erano i suoi amici e compagni di vita per salvare se stesso.

Dalle maglie del racconto, Aragoni fa riemergere così le leggende antiche in cui i vecchi morivano ridendo. È il “riso sardonico” citato da autori classici come: Omero, Demone, Simonide e Timeo; una risata che avrebbero avuto gli anziani poco prima di finire in fondo al dirupo. Un paradosso mortale di un’espressione che in vita era legata alla gioia.
Sardinia Post ne ha discusso con il regista, Mauro Aragoni, che ha approfondito anche alcuni aspetti sull’origine di “Nuraghes” e su come verrà strutturato, in attesa della pubblicazione del trailer lungo di tre minuti prevista per maggio.

LE FOTO

Come nasce il lavoro “Nuraghes” e come si è sviluppato?
Nasce da prima delle riprese di “Quella sporca sacca nera”, quando il produttore Giovanni Cabras mi disse di pensare ad una possibile pellicola ambientata durante l’età del Bronzo. La cosa mi interessò subito, infatti iniziai a creare “Nuraghes” già durante la lavorazione di “Quella sporca sacca nera”, anche se lo vedevo come un qualcosa di impossibile da realizzare. Col tempo le cose si fecero concrete incontrando le persone giuste come l’artista Andrea Loddo, esperto nella lavorazione dei metalli, che dopo la mia proposta si mise subito a forgiare spade e scudi per il film. Poi parlandone al resto dello staff la cosa li entusiasmò così tanto che alla fine si è riusciti a concretizzare il progetto. Infatti anche grazie ad Alessandro Fele, che aveva già curato i visual effects della “Sacca” ora siamo riusciti a ricreare su pellicola quello che avevo in testa.

Sarà un film vero e proprio o sarà strutturato come una serie così come è stato fatto per “Quella sporca sacca nera”?

“Nuraghes” in due anni ha passato vari step, trasformandosi da corto a serie web fino ad arrivare ad un vero e proprio film. Proprio ora che si sono aperte le aspettative cinematografiche e sto lavorando alla stesura del lungometraggio.

Lo definisci “fantasy epico dalle sfumature horror”, significa che hai ricreato un mondo che pur rifacendosi al periodo nuragico, in realtà poi è stato trasformato ai fini della narrazione. In che modo?

Sì esatto, un mondo visionario nuovo che prende spunto da alcune leggende dell’isola e dal periodo nuragico. Le sfumature horror sono dovute al mio stile di regia oltre che ad alcuni pericoli che dovranno affrontare i personaggi. “Nuraghes” tenderà ad omaggiare l’isola, prenderlo però come documentario storico è un grosso errore, mi dispiace per i fan che si aspettano qualcosa del genere ma non sarà cosi! Sono sicuro che ci saranno altri film dopo di questo che potranno raccontare in modo diverso nel dettaglio storico il nostro bellissimo passato. “Nuraghes” sarà una mia interpretazione, pur tenendo alcune verità storiche e i costumi realizzati nel dettaglio che riprendono i bronzetti. Il teaser per quanto possa essere corto rappresenta la vera essenza dell’atmosfera che avrà il film intero. Una Sardegna oscura che combatterà per riavere il controllo della luce.

Ne “La sacca nera” avevi ripreso i topos del western ampliandone gli aspetti più “gore”, con “Nuraghes” invece?

Ogni mio film è “gore” non ci posso fare nulla, sono cresciuto con quel genere, mi scorre nel sangue e anche questo film mantiene la mia natura, perciò sarà sicuramente vietato ai minori. Forse in futuro quando mi sarò stancato farò qualche film per tutta la famiglia che possa prendere un pubblico più ampio.

Fino ad ora nessuno, a livello cinematografico, si era addentrato nel mito dell’età dei nuraghi. Gli unici esempi che mi vengono in mente sono letterari: “Passavamo sulla terra leggeri” di Sergio Atzeni e “Iskida”, il fumetto di Andrea Atzori, del quale si sta cercando di farne una riduzione cinematografica in mezzo a tante difficoltà. Perché?

Sì, tra l’altro sono molto belli e mi piacerebbe che tutti li leggessero, “Iskida” di Andrea Atzori poi mi ha particolarmente colpito. Non so perché fino ad ora nessuno si sia mai messo a fare un film sull’epoca, forse per paura dei costi, forse per paura della disapprovazione dei sardi stessi, bisogna stare attenti al format, al genere e a come raccontarlo, sicuramente non c’è un modo per accontentare tutti, io ad esempio ho voluto prendere la strada di film come “Valhalla Rising”, “Berserk”, “300” e “Apocalypto” per raccontarlo, anche se rimarrà un opera a se.

Il film si inserisce all’interno di uno scenario regionale in cui la richiesta di conoscenza del passato della nostra isola si fa sempre più urgente, con tanto di polemiche: da un lato molti appassionati che però prendono per realistiche tesi tutt’altro che scientifiche, e dall’altro il mondo degli studiosi che le rigetta. Sapeva di queste diatribe e come pensa verrà accolto “Nuraghes”?

Non so come lo prenderà la gente, alcuni lo bocceranno come già stanno facendo per colpa della locandina (ride, ndr) che vi assicuro non cambierò mai e rimarrà cosi! Ho avuto discussioni durante la realizzazione e ce ne saranno altre sicuramente, ma io sono un artista che viaggia da sé, non mi reputo uno storico esperto, la realtà dei fatti è che non sappiamo molto della nostra storia, ci sono tantissime verità, tantissime teorie ma, ripeto, non voglio che “Nuraghes” venga letto come film storico. Si deve prendere come un fantasy che si ispira alla nostra storia. E comunque lo prenderà il pubblico, sarà l’occasione per vedere prendere vita per la prima volta i famosi bronzetti che amiamo tanto! Una Sardegna come non l’avete mai vista.

Francesco Bellu
IL TEASER

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