Il designer sardo che ha realizzato il logo dei Maneskin

di Andrea Tramonte

C’è un designer sardo dietro il logo dei Maneskin e della comunicazione visiva di Zitti e buoni, il brano che ha vinto Sanremo e ha lanciato la band italiana a livello mondiale. Si chiama Luca Devinu ed è un sassarese classe 1994 che ormai da una decina di anni lavora dietro le quinte nel mondo della musica producendo grafiche, logotipi e lettering per artisti in tutto il mondo: dalle scene metal più sporche e underground al mondo scintillante e patinato del pop contemporaneo. Anzi, identificarlo in primis per il gruppo romano forse sarebbe anche fargli torto, considerando che in curriculum ha lavori creati anche per gente come Rihanna, Gwen Stefani, Grimes (la moglie di Elon Musk). “Ero entrato in contatto col vecchio management durante l’inizio della pandemia – racconta Luca – e la band mi ha chiesto il logo che serviva per il disco, Teatro d’ira. Ci confrontavamo tutti insieme per ottenere il risultato migliore. L’idea era quella di trovare visivamente un connubio tra la classica band rock anni Settanta e i gruppi di oggi. Così ho realizzato a mano al rapidografo e poi digitalizzato, proprio per ottenere una impronta sporca, vecchia scuola. Mi sono ispirato a David Bowie e Black Keyes, cercando di raggiungere qualcosa di iconico. Poi abbiamo fatto tutta la comunicazione di Zitti e buoni, impostata prima della vittoria a Sanremo”.

Il lavoro di Devinu per Grimes

Devinu è un illustratore e designer autodidatta che ha iniziato a disegnare ai tempi della scuola, quando riproduceva i loghi delle band che ascoltava all’epoca per customizzare i giubbotti per se stesso. “Non avevo progettato di fare questo per mestiere”, racconta ora. La svolta una decina di anni fa, quando ha iniziato a interfacciarsi online con artisti nordeuropei che realizzavano il design di gruppi metal da usare durante i concerti e nel merchandising. Inizialmente illustrazioni, poi anche logotipi, copertine, poster. ll momento decisivo è nel 2016, quando gli è stato chiesto da Christophe Szpajdel “Lord Of Logos” un lavoro per gli Mtv Awards e per lo show di Rihanna: i visual durante le sue esibizioni contenevano lavori di Devinu. “Questo ha sdoganato lo stile metal nella musica mainstream. Cinque o sei loghi editati e rimodulati che giravano mentre lei si esibiva con le ballerine, era una cosa atipica. Come se vedessi un metallaro con una maglietta rosa, era destabilizzante. Da qui è partita la wave e c’è stata una impennata nelle richieste, tanto che oggi a livello mondiale se serve quello stile contattano me. Sono uscito dalla gabbia dell’underground”, racconta. Del resto questa commistione tra pop ed estetica metal è stato un trend globale, sdoganato in Italia anche da Chiara Ferragni ritratta con la maglia dei Metallica. 

Rapide di Mahmood

Da quel momento le richieste di lavori fioccano da tutte le parti del mondo e anche da ambienti che prima non avrebbe mai pensato di frequentare. Realizza lettering e loghi che finiscono in un video di Rosalia, inizia a girare nella scena trap americana e in quella hip hop italiana, viene contattato su Instagram da Grimes in persona e realizza un monogramma usato nella campagna pubblicitaria di un suo disco che finisce a Madison Square Garden a New York, collabora col giro del cosiddetto hyperpop americano lavorando praticamente con tutti gli artisti che contano. Tutto questo senza aver lasciato l’Isola: vive e lavora a Pozzomaggiore e rivendica la scelta. “Mi salva stare lontano da questo sistema, specie quello americano – spiega -. Lavoro bene in provincia perché non mi carico di ansia. So che sono lavori grossi che vedranno milioni di persone ma in paese sono più sereno: tutti sanno a grandi linee quello che faccio, ma non ci sono pressioni di nessun tipo. Poi non so dove sarò da qui a due anni”.

Lil Nas

In Italia i lavori sono arrivati dopo. “Qui pensavano fossi americano – racconta Luca -, tipo Mahmood. Quando abbiamo iniziato a parlare gli ho detto: guarda che sono sardo anche io”. Per il vincitore di Sanremo ha gestito due singoli, Barrio e Rapide, e poi tutta la comunicazione del tour. Entra a far parte dello staff del brand Propaganda di Noyz Narcos e realizza dei capi per ogni collezione del progetto. E di recente ha lavorato anche nell’Isola, in collaborazione con Antonio Marras: una serie di felpe che mettono a confronto lo stile di Devinu con una impronta più sarda. “Il rapporto è iniziato in occasione della sfilata a Barumini – racconta Luca -. Ho preso ispirazione dai tappeti della tradizione dell’Isola, con quei pattern geometrici che sono interessantissimi a livello grafico. Una estetica antica portata all’interno della street”. La scritta recita “De innui ses?” ed è basata su una serie di triangolini che richiamano il tessile sardo. “Poi abbiamo lavorato sul complesso nuragico di Barumini visto dall’alto e riprodotto in chiave minimale sui capi. A breve usciranno anche altri capi col claim “No alle scorie”. Abbiamo lavorato su qualcosa di contemporaneo senza tradire la tradizione. Non lo avevo mai fatto e sono molto soddisfatto del risultato”.

Luca Devinu per Antonio Marras

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