Il design e la natura: progetto dei creativi sardi con gli studenti delle elementari

Andrea Tramonte

Il design biofilico è un approccio progettuale che dà una attenzione fondamentale al benessere psicologico degli individui e che esalta il legame profondo dell’uomo con la natura, la sua tendenza innata a sentirsi bene all’interno di essa. Del resto a livello biologico e istintivo siamo naturalmente portati a operare meglio in determinati habitat: essere circondati da piante, alberi, acqua diminuisce lo stress e migliora la creatività. Il biophilic design, quindi, è un modo innovativo di pensare e progettare gli ambienti in cui viviamo per costruire spazi che integrano umano e naturale. È partendo da questo approccio che è iniziata oggi la design week alla scuola Sacro Cuore Ludum, nel quartiere Villanova a Cagliari. Studentesse e studenti delle classi elementari si trovano in questi giorni a lavorare in squadre coordinate da architetti e designer seguendo alcuni progetti basati sul legame decisivo con la natura.

L’iniziativa è curata da Maria Tedde – designer cagliaritana e docente – e Kuno Prey – fondatore della Facoltà di design e arti all’Università di Bolzano -, con il contributo della grafica Debora Lutzu e della tirocinante corsa Laura Tibodó, e vede il coinvolgimento di alcuni giovani progettisti sardi che seguiranno i bambini in una serie di progetti che poi sfoceranno giovedì 8 giugno in una mostra allestita negli spazi esterni dei locali di piazza San Domenico – Bar Florio, Guzmàn Gallery e Ninnos Caffè -, in modo da poter far vivere ai bambini un’esperienza anche nell’esposizione dei propri lavori. Nel biophilic design – spiegano i curatori – “si usano elementi diretti, come le piante, l’acqua, i suoni. E indiretti, come i materiali naturali, quei colori che noi definiamo neutri ma che in realtà sono tipici del nostro habitat originale, e una gestione degli spazi che tiene conto del bisogno di una vista ampia e circolare. Questi accorgimenti sono utili ovunque. Ma lo sono ancora di più in ambienti in cui si attuano processi spontanei come l’apprendimento o la guarigione. Una scuola o un ospedale biofilici funzionano meglio, in termini umani”.

“Il pensiero dell’individuo nasce dall’esperienza – aggiungono -, quest’ultima intesa come esperienza sociale. Il design è un forte strumento di educazione, apre la via a nuove esperienze ed al potenziamento di tutte le opportunità per uno sviluppo ulteriore delle nostre comunità. È un processo di trasformazione di un qualcosa che sia materiale o immateriale, è il sapersi porre domande critiche per poi reagire attraverso un progetto in modo intelligente e sostenibile. I materiali non sono importanti: è importante la trasformazione che essi subiscono nelle mani”.

La coppia di designer Martina Silli e Bruno Savona di Heart – studio di base a Santadi – si occuperà di comunicazione visiva. Racconteranno ai giovani studenti come si spiega un concetto attraverso le immagini, come tradurre un’idea attraverso colori, forme e caratteri in base al legame con la natura, per poi creare insieme a loro l’identità visiva della design week. Poi dalle esperienze precedenti coordineranno un reportage con fotografie, interviste e la creazione di materiali come una fanzine, poster e una pagina Instagram. La giovane architetta Anastasia Battani introdurrà i bimbi alla cultura del progetto come metodo di proiezione di idee nel futuro e per il futuro, con uno sguardo ‘biofilico’ verso la cultura giapponese e il rapporto società/natura in quel Paese. In particolare il focus sarà sulla creazione di una scatola da pranzo e una sala da pranzo: per esempio con il concetto di bentō, il “mangiare all’aperto, e il minimalismo giapponese nella composizione della scatola da pranzo: colori, forme, consistenze, layers. Sul piano degli spazi i concetti da tenere a mente sono quelli di “ma” e “wabi-sabi”, l’utilizzo del pavimento e del vuoto. E ancora una gita al Giardino sotto le mura alla scoperta delle piante commestibili urbane e della differenza tra giardino progettato e giardino selvatico spontaneo. Sosta per la merenda per riflettere su come ci sentiamo a mangiare in questo spazio aperto a contatto con la natura.

Il laboratorio della designer Valeria Simula indagherà sempre il tema della natura e del rapporto dell’uomo con essa. Dopo aver individuato insieme agli studenti un pensiero su come la natura possa farci sentire meglio, i bimbi progetteranno una propria ‘pianta ideale’: il disegno poi verrà riportato su su un supporto in vetro tramite incisione. “Il mondo in tavola” è il workshop di Giorgio Deplano sull’importanza della convivialità e del cibo nelle relazioni con gli altri: l’importanza di scegliere certi alimenti in ottica di sostenibilità ambientale; la capacità di relazionarsi con determinati materiali – come il legno – per capire come vengono raccolti e lavorati; e infine raccogliere questi materiali naturali e con essi costruire da soli un oggetto per la tavola. L’artista Alberto Marci introdurrà il sotto-tema dei ‘Messaggi a tavola’ e – attraverso diversi spunti di riflessione – spingerà i bimbi a discutere ed elaborare proposte progettuali per la tavola apparecchiata. Si costruirà una storia collettiva sul tema della tovaglia, sulle sue forme e i suoi colori, con l’attività di tintura dei tessuti per preparare il lavoro finale. Per poi affrontare il tema del tovagliolo come oggetto pratico e di design: tramite pieghe e colorazioni, testi e simboli Marci e gli studenti realizzeranno un oggetto da tavola capace di raccontare storie.

Andrea Tramonte

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