Il Chile di Skàrmeta emoziona Gavoi: “Il mio cuore batte il vostro ritmo”

Migliaia di persone si sono ritrovate sabato sera nella Piazza Sant’Antiocru per assistere al reading-dibattito con lo scrittore chileno, di origine croata, Antonio Skàrmeta. L’affetto e la partecipazione di pubblico sono stati ampiamente ripagati da un incontro che ha toccato tutte le corde di dramma e di allegria suscitati dai temi del golpe chileno, dall’assassinio del presidente Allende, in un processo democratico fallito e naufragato poi in quindici anni di dittatura in Chile. Rivoluzione, golpe, repressione, ma anche capacità di evocare ilarità e sogno rispetto a figure di monumentale importanza come Neruda: la sua storia magistralmente raccontata nel “Postino di Neruda”, e reso famoso dal film di Troisi, per cui Skàrmeta ne ha voluto onorare anche il ricordo, e l’ultimo libro di Skàrmeta dal titolo “I giorni dell’arcobaleno”, che narra invece della caduta di Pinochet e del referendum da lui promosso per legittimare democraticamente anni di torture e di repressione del popolo. Uno Skàrmeta disponibile al gioco, al canto, all’ilarità è stato dunque capace di trasformare il dramma vissuto dal suo popolo in voglia di riscatto attraverso il ricordo, ma con toni che hanno sfiorano perfino la macchietta. Lo abbiamo incontrato al termine del rituale firma copie.

E’ difficile oggi parlare di rivoluzione, di golpe, dopo quaranta anni dall’inizio della dittatura di Pinochet in Chile? Oppure è più facile?

No, non è difficile parlare del golpe, o della rivoluzione perché sono fatti storici molti forti, sono grandi tragedie che segnano la gente per generazioni. Insegnano che non si può agire con violenza nei confronti del popolo. Conviene sempre tener presenti le tragedie per evitare che si ripetano.

Come si può, dopo la lezione di Neruda, parlare di questi temi mentre le tragedie accadono ancora oggi, come adesso in Siria?

Ci sono tanti paesi che hanno conflitti perché i governanti non capiscono la necessità più urgente della gente. E impongono loro principi che sono molto rudimentali, bassi, schematici. E allora la gente cerca a volte disperatamente qualche tipo di soluzione. I governanti che non son capaci di dialogare, di accettare, mediare quando la gente chiede qualcosa, sono governanti che sono destinati al fallimento, alla fine. E questo fallimento causa molto dolore.

Si può dire che le storie dei suoi personaggi, quelli de “il Postino”, Neruda, o quelli de “Il giorno dell’arcobaleno” siano un po’ autobiografiche?

Quello che fanno gli scrittori quando cercano di raccontare le loro storie è scrivere romanzi, racconti o poesie che siano significativi per la gente che si ispira alle loro parole. Ciò che è ideale, per me, è che il cuore dello scrittore batta allo stesso ritmo della gente. Un’esperienza molto bella.

E’ per questo motivo che sono importanti le canzoni, come si è visto stasera, o per esempio nel caso del Chile quelle degli Inti-illimani…

Si certo, gli Inti-illimani esprimono molto bene il sentimento del popolo latino americano. E italiani, anche…

Davide Fara

 

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