Maschere del Carnevale col codice Qr. L’identità sarda diventa storia digitale

Il legno scolpito. Il legno che si fa ‘Animas de Sardinia‘. Ora attraverso una maschera, ora con la forma di una pipa, ora in un pezzo di arredamento. Un laboratorio di artigianato la cui lavorazione si perde nella notte dei tempi, ma è attualizzato con la veste digitale dell’e-commerce. Passato e futuro uniti insieme dall’intuizione di un 50enne, Gian Paolo Marras, che prima di fare l’artista è stato anche sindaco di Ottana: 185 metri sul livello del mare, nel Nuorese, una piana agropastorale forzatamente convertita negli anni Sessanta a una vocazione industriale, poi fallita.

Marras, con le sue animasdesardinia.com, è anche la rappresentazione delle tradizioni che non conoscono imposizioni. La prova che l’identità, pur nelle forzature storiche, prevale. Perché è dominante. Perché è anima, appunto, che tutto riempie. I pezzi del laboratorio artistico sono unici. Al momento una quarantina, divisi in undici sezioni, come si ricava dalla finestra ‘Shop’ del sito di esposizione e vendita. Tutti hanno il certificato di proprietà.

Boe, Merdùle, Folonzana, Porcu, Caprulu, Molente. Nell’ordine: il bue, l’uomo e la figura femminile, tutti protagonisti del Carnevale. E poi il maiale, il cervo sardo e l’asino. Ma anche le maschere non tradizionali e i complementi d’arredo, compresa l’oggettistica.

Marras ha imparato che era bambino a scolpire il legno. La sua famiglia, col padre Gonario in testa negli anni Sessanta, a Ottana era il riferimento nella preparazione del Carnevale. Erano loro, i Marras, gli artisti delle maschere, fin dagli inizi del Novecento, in quel rito che sa di dionisiaco e richiede di danzare intorno al fuoco col volto coperto. “Non c’è stato evento, guerre incluse, che abbiano fermato l’appuntamento”, precisa Marras. Puntuale, ogni 16 gennaio.

L’e-commerce di Marras, un unicum, si accompagna a un dettaglio altrettanto esclusivo: ogni pezzo ha un codice Qr che, una volta inquadrato dal lettore attraverso il cellulare, fa aprire un audio di presentazione. La maschera si racconta. In inglese. Dice il proprio numero (perché ogni opera d’arte è rigorosamente catalogata) e a sua volta introduce l’autore. “Su richiesta, l’audio può essere personalizzato, in tutte le lingue” (alla fine dell’articolo un codice Qr per fare la prova)

Intorno al fuoco, che è purificazione, il rito propiziatorio e millenario di Ottana mette insieme animali e uomini. E lo fa attraverso la lavorazione del legno di pero. “Usatissimo anche in epoca romana per fare sculture”, spiega Marras. Questo materiale “ha fibra stretta, quindi si lascia lavorare nei minimi dettagli”.

In alternativa “si utilizza l’òntano, una sorta di cugino povero, appena meno pregiato, ma per questo più disponibile. L’òntano non è una pianta da frutto e per questo può essere ‘sacrificare’ da un punto di vista ambientale. E poi ha il tronco più grosso: “Da un albero si possono ricavare anche trenta maschere”. Il pero, che peraltro cresce molto più lentamente, è sempre meno diffuso.

Insomma, arte, innovazione e sostenibilità ambientale sono i tanti volti – stavolta reali e non maschere – di un progetto commerciale che è anche un’impresa culturale. Identità che sopravvive al tempo. Preservando anche l’antica lavorazione, che segue ugualmente il ciclo della vita. “Le maschere – spiega ancora Marras – sono dipinte utilizzando gommalacca o cera di carnauba (ricavata dalle foglie di palma) che regala lucentezza ma non riflette. Si tratta in ogni caso di pigmenti naturali”.

Marras, passato anche attraverso il percorso identitario di Sardex, la moneta virtuale che parla dell’Isola, sa scolpire  pure la pietra. La piazza di Ottana ospita alcune delle sue sculture ricavate dalla trachite. Raffigurano i protagonisti del Carnevale. Una storia che non finirà. Mai.

FAI LA PROVA CON LA MASCHERA NUMERO 29. Ecco il codice

Per tutte le info: www.animasdesardinia.com
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Instagram: @animasdesardinia

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