Il canto popolare protagonista a Oniferi. Musica e tradizione per l’Onifestival

Le diverse espressioni del canto popolare, declinato nelle numerose realtà isolane che aprono un dialogo con quelle provenienti dal resto della penisola. È questo il filo rosso che lega la manifestazione Onifestival, che si terrà per il secondo anno a Oniferi da domani sino a domenica. Il progetto, nato del 2018 a cura dei Tenore San Gavino di Oniferi, ha come obiettivo offrire un luogo di incontro e di confronto tra tra gli aspetti comuni e rappresentativi delle forme canore e musicali che animeranno la tre giorni del festival.

Questa sera ci sarà un’anteprima nella sala consiliare dove sarà proiettato ‘Climbing the Elixir’, della regista Monica Dovarch, un docufilm realizzato tra Baunei, Urzulei e Dorgali, paesi di due regioni storiche – Ogliastra e Supramonte- in cui risiede la maggior concentrazione di centenari al mondo. Il documentario racconta di due escursionisti che percorrono scarpate, versanti e scogliere, sulle orme dei pastori sardi, tra le montagne e i sentieri impervi percorsi nei secoli dagli abitanti della zona. Un dialogo e una riflessione sul mistero della vita umana e le leggende che l’accompagnano.

Domani, invece, comincia la parte dedicata ai concerti nella chieda di San Gavino dove, dalle 19, si esibiranno le polifonie sarde con il Tenore San Gavino di Oniferi, i Cantores de Garteddi, il Coro Padentes di Desulo e il Tenore Battor Moros di Fonni. Il canto a tenore, diventato patrimonio immateriale dell’Unesco nel 2005, è l’arte in cui i fratelli Francesco, Carmelo e Giovanni Pirisi, insieme a Giuseppe Brau (componenti del Tenore San Gavino) dipanano una matassa che interseca le espressività del canto polifonico e la sua evoluzione nei millenni. “Il canto a tenore ha una rilevanza importante sotto molti punti per la nostra isola e la sua storia. È noto che l’importanza per la Sardegna, in quanto canto unico in tutto il mondo e sappiamo che ha origine nuragica, addirittura – spiega Carmelo Pirisi -. L’estemporaneità, la metrica, il gioco di voci hanno sempre una presa particolare nel pubblico e questa sensazione di meraviglia l’abbiamo riscontrata non solo qui, ma anche all’estero, dove ci rechiamo spesso per progetti e conferenze”.

Sabato, sempre nella chiesta di San Gavino dalle 16, si terrà il concerto di Sandro Fresi et Iskelu 4tet, ‘Fra Sardegna e nuove sonorità’. Fresi è un ricercatore e polistrumentista, studioso delle tradizioni musicali popolari della Sardegna e del Mediterraneo che, da vent’anni, si dedica alla composizione con lo scopo di permettere ai suoni del passato di vivere nella contemporaneità utilizzando gli strumenti antichi per interpretare i ritmi del nostro tempo. Il progetto musicale Iskeliu (che prende il nome dall’associazione culturale di cui Fresi è direttore artistico) ruota intorno alla figura del musicista. Il gruppo, completamente acustico, poggia la sua forza espressiva nell’utilizzo di un set strumentale sardo che abbraccia tutto il bacino del Mediterraneo e vanta esibizioni in numerosi festival ed eventi di musica etnica in Italia, Francia, Germania, Olanda e Australia.

L’ultima giornata, quella di domenica, sarà suddivisa in eventi che si terranno in tre diversi scenari: il parco archeologico di Sas Concas, piazza Su Cantaru e piazza Sant’Anna. Dalle 12,00 sino a sera una serie di concerti che inizieranno la mattina a Sas Concas con il Tenore San Gavino di Oniferi accompagnato da Stefano Balia alle launeddas e Massimiliano Soru all’organetto. Il gruppo a tenore si sposterà alle 14.30, in piazza Su Cantaru dove si esibirà ‘A boche ‘e ballu’ insieme all’organettista Soru, ai gruppi di ballo di Oniferi e al pubblico partecipante. Un appuntamento irresistibile che saprà coinvolgere gli appassionati e anche chi – ancora- non ha confidenza con i passi del ballo sardo.

Ultimo appuntamento in piazza Sant’Anna alle 16, con Domo Emigrantes, gruppo nato nel 2009 con l’intento di promuovere le tradizioni popolari del sud Italia e del Mediterraneo, arricchendole grazie alla continua ricerca con elementi etnici, arrangiamenti originali e nuovi colori strumentali (tembûr curdo, flauti e percussioni etniche, zampogna, bouzuki, violino, violoncello), evolvendo negli anni verso una maggior complessità strutturale e formale, senza mai perdere il forte impatto ritmico originario. Il gruppo ha tenuto numerosi concerti in teatri, locali e Festival in Italia e all’estero (Francia, Lituania, Moldavia, Russia, Svizzera, Croazia, Spagna, Turchia, USA e nel gennaio 2018 al prestigiosissimo Concertgebouw di Amsterdam), riscuotendo sempre un notevole successo grazie all’impatto emotivo della loro musica, che coinvolge il pubblico di ogni genere e affascina i cultori di musica popolare.

 

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