Paradox (Acheron Books) di Massimo Spiga ha avuto un suo spazio nel “Salone della Cultura”, svoltosi a Milano qualche settimana fa, suscitando interesse nel pubblico eterogeneo di visitatori (e compratori). Giovedì 9 marzo verrà presentato ad Iglesias al Centro Culturale di via Cattaneo, alle 17,30. L’ultima fatica di Spiga intreccia, come spesso accade nei suoi testi, narrativa di genere e approfondimento sociale, citazioni raffinate e trama complessa, intrigante. Abbiamo chiesto all’autore di esemplificare alcune sue scelte stilistico contenutistiche.
Fino a che punto è giusto definire Paradox un libro di fantascienza?
È sempre più difficile etichettare un qualsiasi prodotto di fiction come “fantascienza”, per il semplice motivo che, ormai, questo genere è divenuto onnipervasivo e transmediale; ne possiamo trovare tracce nei blockbuster cinematografici della Marvel come nell’iconografia della musica dubstep, nell’architettura contemporanea come nella filosofia aziendale di Google. Per quanto riguarda Paradox, si ancora alla fantascienza classica soprattutto per tramite di H.G. Wells, il quale formulò la celebre equazione secondo cui “science fiction” equivale a “social fiction”: la sua meccanica essenziale consiste nell’ingigantire un aspetto della nostra vita comune fino a farne risaltare le intrinseche contraddizioni e tendenze sotterranee. Paradox, attraverso una storia avventurosa, esplora una varietà di temi politici, tra cui la diseguaglianza radicale delle nostre società, il ruolo della storia e della memoria nelle presenti lotte d’emancipazione, la vocazione totalitaria del Capitale e, soprattutto, il presente eterno imposto dal nostro modello sociale, in cui il futuro è visto come un presente cristallizzato, ma decorato da qualche gadget addizionale.
I personaggi del testo sono in bilico tra estremo realismo e sicura visionarietà…
Spesso, la narrativa fantastica degenera in una confortevole favola d’evasione, in cui i lettori possono rifugiarsi, al sicuro dalla terribile concretezza della realtà. Al contrario, perché le nostre storie abbiano un’utilità non meramente analgesica, credo che l’immaginario debba solidamente radicarsi nell’”incubo della storia” (come scriveva Joyce). Questo vuol dire rappresentare i personaggi – e gli ambienti in cui vivono – in modo verosimile, per poi innestare ogni aspetto fantastico sopra queste solide fondamenta. Solo da questo delirio della realtà può emergere qualcosa che abbia un significato “mitologico”; capace di suscitare la riflessione, oltre che l’intrattenimento.
Qual è stata la rezione di lettori e critici, che si sono espressi sorprattutto attraverso i siti specializzati in narrativa fantastica?
«Il romanzo ha ottenuto ottimi riscontri tra i lettori e tra i recensori. È stato divertente notare come l’apprezzamento sia stato estremamente eterogeneo, per cui ciascuno ha sottolineato un diverso aspetto del romanzo: il “neorealismo” della vita nei bassifondi, la visionarità burroughsiana, i lati supereroistici legati al fumetto inglese degli anni ’90 e via dicendo. Più o meno tutti, compresi i miei critici, sono concordi nel sostenere come Paradox sia un romanzo denso di diverse suggestioni. L’unica legnata è giunta da chi non lo considera un canonico romanzo di fantascienza. Ha perfettamente ragione: è tutto tranne che un racconto ordinario
Quali sono i tuoi prossimi progetti letterari?
La settimana scorsa ho dato alle stampe Cthulhu e Rivoluzione – Il pensiero politico del Solitario di Providence, la traduzione di un lungo articolo in cui Howard Phillips Lovecraft descrive a trecentosessanta gradi la sua opinione sulla Grande Crisi del 1929, sul New Deal rooseveltiano e sullo stato del capitalismo USA. Ho deciso di pubblicare questo pamphlet per due motivi: prima di tutto, perché ci aiuta a comprendere come gli stereotipi sul grande autore americano (visto, in sintesi, come un nazista ante-litteram) siano del tutto infondati. In secondo luogo, le riflessioni formulate da Lovecraft nel 1933 si adattano bene al presente contesto storico e sociale, e ci mostrano come, in 85 anni, tutto sia cambiato per rimanere sostanzialmente uguale. Il testo è disponibile sia in formato cartaceo sia digitale e, per avere maggiori informazioni, chi è interessato può visitare la mia homepage, www.massimospiga.it