I Dorsell e il sogno degli anni Ottanta. Una nuova band cagliaritana all’esordio

di Andrea Tramonte

Suoni metallici, riff secchi o al contrario riverberati. Un drumming preciso, tirato e incalzante. Un basso in primo piano e la chitarra libera di muoversi in territori che lambiscono anche la psichedelia. E poi atmosfere che immergono l’ascoltatore in un mood pienamente anni Ottanta, pur con riferimenti e influenze più contemporanee che attingono dalle nuove scene post punk inglesi e americane. I Dorsell sono una nuova band cagliaritana – all’esordio in questi mesi con un primo Ep autoprodotto – di alcune vecchie conoscenze della scena rock sarda, che durante il lockdown dell’anno scorso hanno iniziato a ragionare sull’idea di produrre nuova musica insieme.

Tutto nasce proprio da un evento che è saltato a causa del virus, il tributo a Ian Curtis – leader dei Joy Division morto nel 1980 all’età di 23 anni – che vedeva coinvolto Luca Morgante, musicista ed ex proprietario di uno dei locali punti di riferimento della musica a Cagliari, il Bohemien. “Ogni anno mettiamo insieme una band per rifare i pezzi dei Joy Division, ma la pandemia ce l’ha impedito – racconta Morgante -. Così è nata la voglia di suonare comunque e di lavorare a dei pezzi originali, che se fortemente in debito con quei suoni e quelle atmosfere”. Subito coinvolge due amici musicisti, il chitarrista Gigi Moi e il batterista Pierpaolo Abis. Il primo viene dalle scene dark wave degli anni Ottanta con band come Rosa delle ceneri e Hannibal the cannibal ed è lui in particolare a portare ai compagni le idee per le canzoni, che poi vengono riviste e rielaborate tutti insieme in sala prove. A loro si unisce Barbara Montisci al basso, che partecipa alla produzione del disco ma che ora è uscita dalla band: al suo posto ora è entrato Francesco Testa.

Le radici della band affondano nella new wave anni Ottanta e l’ispirazione è post punk, ma rivista in chiave moderna (Editors, Interpol, Fountaines D.C. sono alcuni dei nomi che vengono in mente all’ascolto). Il disco appena uscito è una sorta di esperimento, la fotografia in presa diretta del lavoro in studio dei Dorsell portato avanti con una certa lentezza a causa della pandemia. “In sala lavoriamo sulle idee chitarristiche di Gigi, che porta riff di chitarra, proposte di basso e batteria e un’idea di canzone. E poi la stravolgiamo”, raccontano. “A quel punto poi arriva la linea vocale e nel giro di un paio di settimane abbiamo il pezzo”.  L’album è una autoproduzione registrata in studio senza sovraincisioni e quindi suona esattamente come viene proposto dal vivo. Un solo concerto finora, quello affollatissimo al Corto Maltese al Poetto quest’estate. I testi – scritti da Morgante, che della band è il cantante – si muovono tra tematiche politiche (“Blondie” è un atto d’accusa nei confronti dell’amministrazione Trump) e motivi più introspettivi, come “Dark line” da cui è stato tratto anche un videoclip realizzato da Svart1 a Castello: “Un po’ come quando cammini e la tua vita è in bilico e vedi una linea nera, devi stare attento a non cadere e cerchi di stare a galla”, spiega Morgante. E poi riferimenti più giocosi al sesso, come in “Cherrys” (ma il nome stesso della band è la storpiatura di un produttore di film hard e di sex toys). Arricchisce l’Ep anche un remix realizzato da Corrado Altieri, a.k.a. Uncodified. “Stiamo cercando la nostra strada e il disco è una prima esplorazione – raccontano -. Abbiamo una ventina di pezzi nuovi e in futuro ci piacerebbe aggiungere un’altra chitarra e una tastiera suonata in modo non convenzionale. Ma ora andremo più spediti: in due tre prove riusciamo a definire subito i pezzi, abbiamo interiorizzato le cose che ci piacciono e troviamo la quadra facilmente”.

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