Fonti, fontane e tradizioni: l’Università di Cagliari mappa i luoghi dell’acqua

Un migliaio di fonti naturali e oltre cinquecento fontane censiti, ventuno studiosi al lavoro per tre anni di ricerca: sono i numeri del progetto appena concluso dal Dicaar, Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari. La ricerca triennale dal titolo “Fontane storiche e architetture dell’acqua in Sardegna”, diretta da Marco Cadinu, presenta oggi i suoi risultati con un convegno nell’Aula Magna di Architettura, in via Santa Croce a Cagliari, e una mostra di immagini e pannelli che sarà ospitata al Ghetto di Castello.

“L’obiettivo del nostro lavoro era studiare il patrimonio di fonti naturali, fontane, abbeveratoi, lavatoi e altri luoghi dell’acqua in tutta l’Isola – racconta Cadinu, architetto curatore del progetto e ricercatore del Dicaar – si tratta di monumenti spesso considerati minori ma ricchissimi di storia, in alcuni casi anche splendidi esempi architettonici. Con l’arrivo delle reti idriche moderne, costruite in tutta Italia dalla fine dell’Ottocento, questi manufatti sono diventati secondari per le comunità. Non dimentichiamo però che in Sardegna le fonti pubbliche sono state utilizzate fino agli anni Cinquanta del Novecento e costituivano importanti centri di aggregazione tra le persone”.

Il progetto, finanziato con 130 mila euro grazie alla Legge Regionale 7/2007 per la promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna, ha permesso di assegnare ventuno borse di studio a giovani ricercatori. Il risultato è il censimento di circa mille fonti naturali e di oltre cinquecento manufatti legati all’acqua diffusi in tutta l’Isola, costruiti soprattutto tra Settecento e Novecento, con alcuni esempi di splendide architetture neoclassiche come le ben note fontane del Rosello, a Sassari, Grixioni a Ozieri, Su Cantaru di Bitti ma anche costruzioni meno conosciute come Funtana Noa di Martis o Su Cantaru Mannu di Paulilatino.

Alcune di queste sono state ricostruite in 3D grazie a un lavoro fotogrammetrico che permette di osservarle da diverse visuali.

Fontana di Su Cantaru Mannu, Paulilatino (OR)
by Fontane Storiche
on Sketchfab

Funtana Noa di Martis (SS)
by Fontane Storiche
on Sketchfab

Non solo misurazioni e schede descrittive nella ricerca portata avanti dall’Università di Cagliari, anche l’aspetto antropologico ha avuto un ruolo fondamentale: “Le fonti conservano attorno a sé memorie importanti e preziose – prosegue Cadinu – abbiamo raccolto leggende popolari, toponimi, storie e tradizioni legate ai luoghi dell’acqua, testimonianza di tempi antichissimi”.

Il risultato del progetto “Fontane storiche e architetture dell’acqua in Sardegna”, a cui hanno collaborato anche la Facoltà di Lettere di Cagliari, il Politecnico di Torino, l’Università di Tuscia, l’Università di Sassari è un grande itinerario dell’acqua che potrebbe essere proposto in chiave turistico-culturale: le sue tappe saranno pubblicate sul sito www.fontanedisardegna.eu (per adesso ancora in fase di aggiornamento).

Un punto di partenza, più che un risultato conclusivo: “Il nostro prossimo obiettivo – conclude Marco Cadinu – è ora coinvolgere gli enti locali nel censimento del loro patrimonio, in modo da creare un database unico che raccolga tutti i monumenti dell’acqua in Sardegna. Non dimentichiamo che il 22 marzo si celebra la giornata mondiale dell’acqua: questo è il nostro contributo per stimolare l’attenzione e il rispetto verso una risorsa oggi sempre più preziosa”.

Francesca Mulas

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