Film commission, Nevina Satta: “L’Isola non è più solo location, siamo terra di cinema”

Andrea Tramonte

“Il nostro non è cinema di cassetta: ti costringe alla riflessione e anche alla messa in discussione”, dice Nevina Satta, direttrice della Sardegna Film Commission. Del resto la prova si può avere dalle opere presentate alla Biennale di Venezia, con un filo rosso legato a storie di resistenza e un focus sulla sostenibilità ambientale e sull’inclusione. “Prendi Anna di Marco Amenta – racconta a Sardinia Post -: è la libera trasposizione della storia di resistenza del pastore che si rifiuta di cedere i propri terreni ai grandi costruttori della costa, con una protagonista determinata che trasmette e rivendica un senso di appartenenza a questa terra. C’è anche la sottotrama legata a un mancato femminicidio: è una storia di riscatto a 360 gradi”. A una settimana dalla conclusione della Biennale, Nevina Satta traccia un bilancio non solo della presenza dell’Isola alla mostra ma in generale dei risultati raggiunti dalla Film Commission in questi anni. A partire da una notizia di giornata: tra i dodici film italiani candidabili all’Oscar – insieme ai Moretti, ai Salvatores, ai Garrone, ai Bellocchio – c’è La terra delle donne (No potho reposare) di Marisa Vallone, prodotto dalla società sarda Fidela di Paola Sini che è anche protagonista e sceneggiatrice della pellicola. “Sei anni di lavoro di cucitura per l’opera e oggi siamo molto orgogliosi di questo riconoscimento – dice Satta -. Sono episodi rivelatori della maturità di un ecosistema che ci ha impiegato molto a crescere ma che ora ha la capacità di farsi rispettare a livello internazionale”. 

Alla Biennale la Film commission si è presentata con diversi lavori. Anna di Marco Amenta – con l’attrice protagonista Rose Aste – è una storia di resistenza rispetto alle speculazioni di un capitalismo predatorio e più in generale a una società maschilista e prevaricatrice. Il tema dell’ambiente torna anche in Tipipirche, cortometraggio di Francesco Piras che racconta l’invasione delle cavallette a Noragugume. “Un lavoro di attualità sconcertante – dice la direttrice – che mostra anche una comunità e la sua capacità di reagire di fronte a una piaga quasi biblica. È stato commuovente che a Venezia sia venuta una delegazione del paese. Qui non è questione di red carpet ma piuttosto di illuminare realtà che sono passate velocemente in appena un lancio di agenzia. Riprendersi un pezzo di storia e di attenzione e richiamare la grande capacità di recupero di una comunità orgogliosa. Ha anche un valore terapeutico. E riflettiamo su come attivare una reazione rispetto ai cambiamenti climatici, come teniamo unite le comunità rispetto alla crisi economica. Un lavoro delicatissimo che merita di essere visto”. 

L’ambiente e la necessità della ricerca di un perfetto equilibrio tra natura e tecnologia è alla base de L’avamposto, realizzato dal regista siciliano Edoardo Morabito. Il protagonista è un eco guerriero che ha creato nel cuore dell’Amazzonia un modello di società utopica, che è riuscito a resistere – il tema torna anche qui – ai soprusi delle multinazionali e al depauperamento del territorio. Il finale è girato nell’Isola. Ancora, Across dell’antropologa visiva Irene Dorighetti, un film a cavallo tra realtà e finzione, girato a Porto Pino con la storia di una ragazza cresciuta nelle Alpi italiane con una famiglia legata al viaggio e alla cultura scout, un vero e proprio road movie spirituale che mette al centro il legame tra società e ambiente. “Irene ha presentato il progetto in Sardegna perché l’Isola le ha dato una capacità di recupero mistico, solenne, quasi sacrale di attenzione al mondo. Nel film c’è il rapporto con la natura e livello metaforici molto profondi”.

Nell’immediato futuro dell’industria cinematografica sarda ci sono diverse produzioni messe in campo che verranno realizzate prossimamente, al momento ancora embargate, con nomi di peso del cinema italiano e internazionale. “La Sardegna non è più limitata a location di sfondo, ma è una casa che vuole creare qui, una palestra di scrittura ed elaborazione di narrazioni – rivendica Satta -. C’è una comunità molto stimolante, anche nelle relazioni col territorio”. Poi c’è l’effetto “Sirenetta” – il film Disney girato in alcune spiagge del Nord Sardegna: “Abbiamo un sacco di richieste per produzioni internazionali da girare qui. Molte sono per la Gallura ma noi portiamo registi e produttori anche in altre location, Costa Verde, Villasimius, Barbagia, e se ne innamorano”. In attesa dei nuovi film di alcuni registi sardi – Enrico Pau, Salvatore Mereu, Bonifacio Angius – e di diverse produzioni internazionali che hanno dovuto rallentare per gli scioperi di sceneggiatori e attori a Hollywood – la Film commission ha messo in campo anche diverse esperienze formative. A breve partiranno i corsi per elettricisti, macchinisti e tecnici di scena, in grado di lavorare nel cinema, al teatro e in generale negli spettacoli dal vivo. Si aggiungono a quelli – che si stanno concludendo – per green manager: “Sono i referenti della sostenibilità nelle pratiche del set sia della produzione teatrale e dal vivo: lavori del futuro molto urgenti nel presente, figure trasversali di cui le industrie creative – e non solo il cinema – hanno bisogno”. A livello artistico ci sono i lavori portati avanti dalla scuola di animazione della Film commission e il campus all’interno del festival Creuza de Ma per compositori musicali di colonne sonore e tecnici del suono, con investimenti nella produzione multimediale in grado di arrivare a “una formazione che copre a 360 gradi il sistema audiovisivo”. “Prima era faticoso anche chiedere degli appuntamenti e ora dobbiamo iniziare a dire dei no – conclude Nevina Satta -. È importante dire che noi ci siamo e vogliamo dire la nostra, proponendo modelli non solo di produzione ma anche di investimento pubblico diversi”.

Andrea Tramonte

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