‘Fiera dell’artigianato artistico della Sardegna’, 107 espositori a Mogoro

È “la memoria del tempo” il filo conduttore dell’edizione numero 63 della Fiera dell’artigianato artistico della Sardegna, ospitata nei 2500 metri quadri di spazio espositivo di piazza Martiri della Libertà, a Mogoro, che sarà aperta al pubblico da sabato 27 luglio fino al 22 settembre.

Tante le novità di quest’anno, illustrate nel corso di una conferenza stampa dal sindaco Donato Cau e dagli assessori delle Attività produttive e della Cultura, Francesco Serrenti e Alex Cotogno: dalla veste grafica, ideata dal grafic designer Roberto Pia, all’allestimento dell’area fieristica, affidato ai progettisti del Dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari, guidati da Silvia Mocci e Carlo Atzeni.

Sono 107 – compresi gli operatori dell’agroalimentare – gli artisti artigiani che per quasi due mesi esporranno le loro opere a Mogoro, con molte conferme e qualche nuovo partecipante.

“Il periodo della Fiera è di festa per la nostra comunità e per l’intero Parte Montis – ha detto il sindaco di Mogoro -. È un’occasione attesa e sempre molto partecipata dai mogoresi, che quest’anno saranno ancor più coinvolti nell’organizzazione e negli eventi che accompagnano la mostra. Anche alla luce di quanto sta accadendo in questi mesi nella nostra isola e alla mobilitazione del territorio per la possibilità che nelle nostre campagne di realizzi un impianto agrivoltaico. Vogliamo sia chiaro che Mogoro e i mogoresi vogliono essere conosciuti per i prodotti artistici unici e di qualità, che ogni anno vengono esposti nella nostra Fiera. Questa è la nostra ricchezza, insieme al nostro paesaggio e non siamo disponibili a farci imporre progetti che possono comprometterlo”.

“Come in un’opera con più autori, abbiamo aggiunto un pezzo, scritto un capitolo nuovo del libro che è la Fiera dell’artigianato artistico”: è così che Carlo Atzeni, con il suo gruppo di lavoro, spiega l’idea progettuale alla base dell’allestimento di quest’anno. “Abbiamo usato molto materiale già presente, puntando su quello più povero, il legno di abete, molto solido, sostenibile e che può durare per decenni o essere smontato e riutilizzato per qualsiasi altra esigenza del Comune”.

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