La storia di tre famiglie nella provincia dello Sichuan con il minimo comune denominatore del rischio dell’estinzione delle api. È “Earth Muted“, girato in Cina dal trio svedese formato da Asa Ekman, Oscar Hedin e Mikael Kristersson, il film vincitore della sezione lungometraggi ambiente del festival Life After Oil.
L’ottava edizione del concorso ideato da Massimiliano Mazzotta si è chiusa ieri a Villanovaforru, nel sud Sardegna, con la cerimonia di premiazione e l’assegnazione del riconoscimento per i lungometraggi intitolato a Giuseppe Ferrara, che quest’anno vedeva impegnati in giuria il regista Lorenzo Hendel, il critico cinematografico Giampiero Raganelli e il giornalista Pietro Dommarco.
Resta invece in Sardegna il premio dedicato da questa edizione a Valentina Pedicini, quello dei mediometraggi della categoria diritti umani, con l’affermazione di “Inferru” di Daniele Atzeni che con materiale d’archivio racconta la storia mineraria del Sulcis e ha convinto più degli altri in concorso i giurati: il regista Michael Niermann, la produttrice Barbara Conforti e lo scienziato Annibale Biggeri.
Per quanto riguarda i cortometraggi nella sezione ambiente ha vinto l’iraniano “Gando” di Teymour Ghaderi con una menzione speciale per il coreano “Cefalea” di Hyejin Kim. I corti diritti umani hanno visto trionfare “Pugni chiusi” di Alessandro Best, ma la giuria ha voluto assegnare una menzione anche a “Damp Paper” del turco Muhammet Emin Altunkaynak. Tra le animazioni, visionate dalla consulta giovanile di Villanovaforru, ha conquistato il premio “This Side, Other Side” dell’iraniana Lida Fazli, mentre tra gli sperimentali votati da un gruppo di studenti del Conservatorio di Cagliari coordinati dal docente Daniele Ledda il premio è andato “Lama” della brasiliana Virginia De Ferrante.