Due tappe per ‘La più meglio gioventù’: ecco il ‘Libanese’ Francesco Montanari

Folgoranti battute e riflessioni (semiserie) sul presente e sul futuro ne ‘La più meglio gioventù’, divertente e coinvolgente pièce scritta, diretta e interpretata da Francesco Montanari e Alessandro Bardani in tournée nell’Isola sotto le insegne del Cedac e Circuito multidisciplinare dello spettacolo in Sardegna. Tra dialoghi surreali e divagazioni ‘filosofiche’, lo spettacolo che indaga fra i desideri e il disincanto di una generazione con la cifra graffiante della stand-up comedy sarà in cartellone martedì 21 gennaio alle 21 all’Ama (Auditorium multidisciplinare di Arzachena) per la stagione 2019-2020 de La Grande Prosa firmata Cedac in collaborazione con Deamater e l’indomani, mercoledì 22 gennaio alle 21 al Teatro Civico ‘Oriana Fallaci’ di Ozieri dove inaugurerà la stagione 2019-2020 firmata Cedac.

Sotto i riflettori l’eclettico attore, regista, sceneggiatore e conduttore Alessandro Bardani (Premio Alice ai David di Donatello, tra gli interpreti di ‘Romanzo Criminale’ e ‘Ris Roma’, sceneggiatore per Christian De Sica) e l’attore Francesco Montanari (il Libanese di ‘Romanzo Criminale’), volto noto del grande e del piccolo schermo e compagno di vita della conduttrice sarda Andrea Delogu, che interpretano due trentenni alle prese con le inquietudini e le ansie dell’inizio del terzo millennio, con un’unica ferma convinzione: “Dobbiamo sistemare le cose… Ma domani però, tanto c’è tempo…”. Un viaggio tra le inquietudini del terzo millennio con il ritratto de ‘La più meglio gioventù’ attraverso la conversazione di due trentenni che si ritrovano più o meno casualmente davanti al tavolino di un locale, in un affastellarsi di pensieri e parole in libertà sulla condizione esistenziale e le prospettive, le aspirazioni e le frustrazioni di una folla di donne e uomini (quasi) “nel mezzo del cammin di nostra vita”, costretti a confrontarsi con le difficoltà e i problemi del quotidiano, conciliando un destino di (stra)ordinaria precarietà con i loro sogni e ideali.

Lo spettacolo disegna un spaccato del Belpaese privilegiando la chiave umoristica e il linguaggio irriverente e corrosivo della satira per rivelare le fragilità, i dubbi e le incertezze di un’umanità confusa e impaurita, costretta a fare i conti con le conseguenze della crisi economica e con gli effetti della globalizzazione: ora più che mai la teoria dell’effetto farfalla appare in tutta la sua dirompente attualità, e non si tratta di battiti d’ali di lepidotteri ma di guerre, epidemie e roghi. Le emergenze ambientali, dall’inquinamento allo scioglimento dei ghiacciai, dalla desertificazione all’estinzione delle specie animali e vegetali – senza soffermarsi sul dibattito sulle cause antropiche o meno del riscaldamento globale – sono ormai un fatto inconfutabile, che inciderà sulle condizioni di vita e sulla stessa sopravvivenza della razza umana. Sull’orlo della catastrofe (e forse di una terza guerra mondiale) popoli e governanti avanzano ignari, anzi paiono precipitarsi verso il baratro, come spinti da una pulsione autodistruttiva.

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