Dopo due mandati e una profonda trasformazione della Fondazione Nivola e del suo museo, Giuliana Altea lascia la presidenza, concludendo un ciclo di dieci anni che ha segnato una vera e propria rinascita per l’istituzione culturale di Orani. Storica dell’arte contemporanea, docente all’Università di Sassari e tra i massimi esperti dell’opera di Costantino Nivola, Altea ha assunto l’incarico nel 2015, in un momento critico, quando la fondazione era a rischio chiusura.
«È per me fonte di grande soddisfazione – ha dichiarato Altea – aver contribuito allo sviluppo di una realtà museale unica, che unisce attaccamento alle radici e apertura internazionale. Lascio con la fiducia di aver posto basi solide per il futuro». E in effetti, i risultati ottenuti in questi anni parlano chiaro.
Sotto la sua guida, la Fondazione Nivola è diventata uno dei centri culturali più attivi della Sardegna e un punto di riferimento per la scena artistica internazionale. Con i direttori Antonella Camarda (fino al 2021) e Luca Cheri (dal 2021), Altea ha ridisegnato il percorso espositivo permanente, migliorandone l’accessibilità fisica e intellettuale, e rilanciato la gestione museale attraverso collaborazioni strategiche, in particolare con la Fondazione di Sardegna, e una progettazione ambiziosa su bandi competitivi.
Tra i progetti chiave, il potenziamento delle strutture del museo grazie ai fondi del Piano di Rilancio del Nuorese: l’ampliamento della reception, la creazione di uno studio per artisti in residenza e la riqualificazione del parco secondo criteri di sostenibilità ambientale. Altea ha inoltre promosso iniziative di rigenerazione urbana per il paese di Orani, come il progetto “Pergola Village”, ideato da Nivola nel 1953.
A livello espositivo, la Fondazione ha ospitato mostre di grande prestigio, accogliendo artisti come Lawrence Weiner, Tony Cragg, Nathalie du Pasquier, Peter Halley e Andrea Branzi. Non sono mancate le rassegne storiche, che hanno messo in luce aspetti meno noti dell’opera di Nivola, dal suo legame con New York all’influenza della cultura nuragica sulla sua arte. E il rilancio del Premio Nivola per la scultura, assegnato nel 2023 a Nairy Baghramian, ha consolidato ulteriormente la reputazione internazionale del museo.
Notevole anche il lavoro “fuori le mura”: con il Comune di Sassari, il Museo Nivola ha curato la riapertura del Padiglione Tavolara, sviluppando una programmazione centrata su design e artigianato, contribuendo alla rinascita di uno spazio culturale fondamentale per l’isola. Nivola è stato protagonista di mostre negli Stati Uniti – con istituzioni come la Cooper Union e Magazzino Italian Art – e sarà presente nel 2024, per la prima volta, alla Biennale di Venezia. Un traguardo reso possibile anche dalla politica di apertura ai prestiti e alla condivisione della conoscenza perseguita dalla Fondazione.
Nel suo messaggio di commiato, Altea ha ringraziato collaboratori e consiglieri, in particolare Antonella Camarda, Luca Cheri, il vicepresidente Franco Carta e tutto lo staff, sottolineando il valore del lavoro collettivo che ha reso possibile la rinascita del museo. Pur lasciando la presidenza, Altea continuerà a collaborare con il museo per completare il ciclo espositivo già avviato, che include nomi di rilievo come Mona Hatoum, Hannah Levy e Kiki Smith. Poi si dedicherà a nuovi impegni, tra cui la progettazione dei futuri musei di Sassari: il Padiglione Tavolara e l’ex Convento del Carmelo, destinati a diventare spazi dedicati all’arte, al design e all’artigianato del Novecento e contemporanei. «È una sfida cruciale per la cultura sarda – afferma – nella quale porterò non solo la mia competenza accademica, ma anche l’esperienza maturata in questi anni alla guida della Fondazione Nivola».