Danza, due giorni sulle punte con “Anna Karenina” del Balletto di Milano

«Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo»: è l’incipit folgorante di “Anna Karenina”, il celebre e fortunato romanzo di Lev Tolstoj incentrato sulla figura della protagonista, una donna moderna ed emancipata, intelligente, generosa, comprensiva, ironica e sensibile, moglie e madre apparentemente equilibrata e serena, la cui intera esistenza viene travolta dall’improvvisa e ardente passione per l’ufficiale Aleksej Kirillovič Vronskij.

L’affascinante eroina letteraria rivivrà sulla scena – a passo di danza – nella spettacolare coreografia firmata dall’artista estone Teet Kask per il Balletto di Milano, in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC per la Stagione di Danza 2016-17 nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Dopo il debutto di giovedì 23 febbraio al Teatro Comunale Nelson Mandela di Santa Teresa Gallura, “Anna Karenina” approda, per un duplice appuntamento, sabato 25 febbraio alle 21 (turno A) e domenica 26 febbraio alle 17 (turno B) all’Auditorium del Conservatorio “G. Pierluigi da Palestrina” di Cagliari.

Un intrigante ed emozionante racconto per quadri, sulla falsariga del romanzo (che ha ispirato interessanti e riuscite trasposizioni cinematografiche e televisive, e teatrali, non ultima quella visionaria di Eimuntas Nekrosius)  per evocare la figura emblematica di una donna insofferente alle regole del suo tempo, infastidita e annoiata dall’ottusità e dall’ignoranza celate sotto i fasti mondani del bel mondo e decisa ad affermare la propria volontà in una società dove l’altra metà del cielo era dominata e succuba del potere maschile – e dunque confinata in una posizione di inferiorità.

Sotto i riflettori i primi ballerini Alessia Campidori e Giulia Simontacchi (che si alternano nel ruolo dell’eroina del romanzo), Alessandro Torrielli e Alessandro Orlando, interpretano i protagonisti di una vicenda ben più complessa di un semplice triangolo, in cui il tradimento e la gelosia, la noia e il desiderio formano una trama avvincente, per un viaggio tra i labirinti della mente e del cuore. Le scenografie di Marco Pesta, impreziosite dalle proiezioni dei disegni di Marco Triaca e dalle luci di Dario Rossi, insieme ai costumi di Federico Veratti restituiscono la temperie e le suggestioni di un’epoca, il ritratto di una civiltà raffinata impegnata nella strenua difesa delle apparenze – anche a costo della crudeltà.

Anna Karenina” appare come una luminosa meteora tra gli aridi ed estenuati riti dell’aristocrazia – una creatura immaginifica e vitale, capace di abbandonarsi con tutta se stessa al fuoco della passione, alla forza purificatrice di un sentimento, fino a sacrificarvi l’intera esistenza, rinunciando ai privilegi  del suo ceto e perfino – suo malgrado – alle amicizie e agli affetti, in un isolamento pericoloso. La sua audacia e “irragionevolezza” – in contrasto con la presunta fragilità e frivolezza del suo sesso – si scontrano contro il rigido sistema patriarcale, ma la condotta “scandalosa” che la pone ai margini del suo stesso ambiente riflette invece la sua lucida determinazione, la sua scelta di rivendicare la propria dignità e indipendenza.

Anna Arkàdievna Karenin – davanti alla verità dell’amore – rinuncia alla saggezza e alla prudenza, si fa portatrice di una rivoluzione culturale ante litteram, mettendo allo scoperto l’iniquità delle leggi che tutelano l’onore del marito, ma anche la consapevole finzione e l’indifferenza della società davanti all’adulterio purché consumato con discrezione, quale semplice distrazione e svago, come antidoto alla noia della routine domestica. Trasgredire alle regole può avere un prezzo – altissimo e insostenibile come l’allontanamento dal figlio adorato, cui la nobildonna è legatissima: privata della tenerezza e della gioia di quel sacro legame, in attesa di un divorzio che non arriverà, in uno stato d’ansia e incertezza, la protagonista si lascia vincere da un’ingiustificata gelosia e vede sgretolarsi quell’amore per cui aveva rinunciato agli agi e alla sicurezza.

L’“Anna Karenina” di Teet Kask – sulle note di Pëtr Il’ič Čajkovskij – esplora la sfera più intima e  segreta della vita della protagonista, mettendo l’accento sull’arduo dilemma tra l’accettare e farsi parte della finzione o rivendicare il proprio diritto di essere se stessa e vivere pienamente, abbandonando il gioco delle maschere. Il romanzo di Tolstoj – definito da Vladimir Nabokov «il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo», e che secondo Fëdor Dostoevskij  «… in quanto opera d’arte è la perfezione… e niente della letteratura europea della nostra epoca può esserle paragonato» – offre lo spunto per un inedito affresco della società da cui la figura dell’eroina emerge in tutta la sua modernità.

Il linguaggio simbolico e l’astrazione della danza – classica e contemporanea – fanno risaltare l’originalità e insieme la molteplicità di sfaccettature di un personaggio ricco di contraddizioni, in cui si riflettono le istanze e le rivendicazioni femminili, la fierezza aristocratica,  la fragilità e le inquietudini, umanissime, di una donna immaginaria, eppure assolutamente “reale”. Il dramma di “Anna Karenina” sta forse tutto nella sua lucida coscienza dei paradossi e delle stravaganze di una società la cui pretesa grandezza e la cui eleganza si impongono e prevalgono,  privilegiando l’inganno in nome della morale, preferendo l’apparenza alla verità.

 

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