Premio Dessì, qualità e coinvolgimento: tutto il resoconto della premiazione

Al termine di una ricca e variegata settimana culturale si è svolta ieri sera la cerimonia di premiazione del Premio Letterario Giuseppe Dessì. Giunto alla 36°edizione, nonostante le restrizioni imposte dal Covid, il Premio gode di ottima salute e il suo crescente successo è innegabile.

Diversamente da quanto previsto, per questioni organizzative, la cerimonia non si è svolta nell’abituale e suggestiva cornice della Piazza Municipio, ma nella palestra delle scuole di via Stazione, senza perdere tuttavia la magia e le emozioni che da sempre contraddistinguono il momento di questo atteso riconoscimento. A condurre la serata, con la sua proverbiale ironia, il poliedrico Neri Marcorè, accompagnato dagli intermezzi musicali del duo Fantafolk , Andrea Pisu alle launeddas e Vanni Masala all’organetto, e dalle letture degli attori Emilia Agnesa e Giacomo Casti. Hanno portato i loro saluti la sindaca Marta Cabriolu, che ha sottolineato come la cultura sia e debba continuare ad essere al centro della vita del paese, della comunità e di tutto il territorio, Marianna Orrù in rappresentanza di Fondazione di Sardegna e Franco Ghiani in rappresentanza dell’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna. Paolo Lusci, presidente della Fondazione Dessì e componente della giuria, visibilmente commosso ha voluto ricordare chi è da poco mancato ma ha dato un contributo fondamentale per rendere grande il Premio negli anni, Leandro Muoni e Massimo Murgia: “Se siamo qua oggi è perché altri si sono impegnati prima di noi”.

Sul palco si sono avvicendati tutti i finalisti delle sezioni poesia e narrativa. Per la poesia, Franca Mancinelli con “Tutti gli occhi che ho aperto”, Francesca Mazzotta con “Gli eroi sono partiti” e Alessandro Rivali con “La terra di Caino”. Per la narrativa Eugenio Baroncelli con “Libro di furti. 301 vite rubate alla mia”, Marco Belpoliti con “Pianura” e Antonio Franchini con “Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani”.

La giuria, guidata da Anna Dolfi e composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis e Paolo Lusci, ha assegnato il premio ai supervincitori delle due sezioni: per la poesia, Alessandro Rivali con la raccolta edita da Mondadori e per la narrativa Marco Belpoliti con il romanzo edito da Einaudi.

Nelle motivazioni della giuria per la poesia, Giuseppe Langella riferisce : “La terra di Caino è il libro della piena maturità poetica di Alessandro Rivali. L’opera ha il respiro delle grandi visioni che aleggiano sui tempi e sui luoghi della storia, riportando ogni accadimento all’archetipo stringente di una scena originaria, passibile di infinite repliche. E l’archetipo, nella fattispecie, è quello biblico di Caino che uccide il proprio fratello, dando l’avvio a una sequenza interminata di spargimenti di sangue, di morti cruente, di vittime innocenti (…) La terra di Caino allude senz’ombra di dubbio al ruolo dominante che la violenza ha sempre avuto nella storia umana (…) La terra di Caino è un grande libro di poesia, che sa tenere insieme le analogie, le ellissi e le scorciatoie proprie della lirica con la narratività leggendaria caratteristica dell’epica (…)”.

Nelle motivazioni della giuria per la narrativa, Duilio Caocci legge : “(…) L’autore nel romanzo premiato abbandona la sua cifra più tipica per lasciare briglia sciolta alla scrittura e incontrare, senza remore e paure, la letteratura tout court. Nel suo libro più intenso, commosso, stupefatto e meditato, Belpoliti ricorre all’ibridazione dei temi e della scrittura per ottenere un condensato che non risulta definitivo: la nebbia, che è presenza obbligata del paesaggio, invade alla fine anche la pagina: e lascia tutto in sospeso, in attesa di altre narrazioni. (…) Belpoliti in “Pianura” è riuscito nel difficile compito di farci sentire tutti parte di un paesaggio, pur non cedendo mai alla propria identità e riconoscibile vicenda biografica. (…) Proprio per averci ricordato che uno dei doni della scrittura e della letteratura è quella di costruire un “noi” credibile e sentito (…)”.

Sul palco, a ricevere il premio speciale della giuria, la scrittrice e saggista Dacia Maraini, che ha raccontato di aver conosciuto la Sardegna proprio attraverso la lettura di scrittori come Grazia Deledda e Giuseppe Dessì. Il premio speciale della Fondazione di Sardegna è andato invece al pianista e compositore Nicola Piovani, che ha ripercorso la sua carriera tra musica e pellicole cinematografiche.

Molto interessante, durante tutta la serata, il tema dello stile, che come un fil rouge ha attraversato diversi contributi e stimolato uno scambio alto e profondo. A proposito di stile, quello del Premio Dessì è sicuramente riconoscibile e riconosciuto a livello nazionale, “La qual cosa – dice il presidente Paolo Lusci -, ci affida una grande responsabilità in termini di cultura letteraria. Lo stile del Premio, se proprio volessimo provare a sintetizzarlo in poche parole, deriva dall’aver proseguito a coniugare la profondità dei contenuti con la semplicità della comunicazione, mantenendo sempre alti livelli di qualità ma veicolandoli attraverso il prezioso coinvolgimento del pubblico e rendendo partecipe la comunità”.

Manuela Ennas

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