Due anni fa la morte di Primo Pantoli. L’uomo che rivoluzionò la cultura sarda

Ricorrono, il 18 dicembre, due anni dalla morte di Primo Pantoli, personaggio di spicco della scena culturale sarda, tra i protagonisti della rivoluzione artistica e politica che interessò l’isola, come il resto d’Italia, a partire dagli anni ’60. Pittore, scultore, incisore e scenografo la sua arte fu un mezzo per indagare e divulgare molteplici esperienze, condensate in una ricerca di estrema sperimentazione. Pantoli nacque a Cesena nel 1932 e, dopo aver proseguito gli studi letterari a Firenze, si trasferì a Cagliari con lo scopo di avviarsi all’insegnamento, professione che eserciterà sino al 1990 presso il Liceo Artistico. Idealmente l’esperienza sarda avrebbe dovuto essere breve ma ben presto si instaurò un proficuo legame con il territorio: se da un lato l’artista trovò terreno fertile per essere parte attiva di una rivoluzione, dall’altro egli giovò al contesto dell’arte isolana, allora chiusa in tematiche e forme accademiche. Consequenzialmente alla dissoluzione del ‘bello’, inteso come criterio estetico, Pantoli si unì a quell’indagine, esercitata dagli artisti, sulla natura e sulla funzione dell’arte che, nel XX secolo, innescò fenomeni inediti e cambiamenti vertiginosi, portando ad una rottura con la tradizione e aprendo prospettive del tutto nuove.

Pantoli nel suo studio di Cagliari (1972)

Trasferitosi a Cagliari nel 1957 allestì uno studio aperto ad intellettuali, artisti e curiosi che, anche in virtù del profondo sodalizio stretto con Gaetano Brundu, divenne un punto di partenza imprescindibile per la nascita del primo gruppo di avanguardia in Sardegna: Studio 58. All’interno di questo contenitore si svilupparono idee legate ad una nuova identità artistica, politica e culturale che si muoveva in una direzione libera e concettuale, in cui lo spettatore, ed ancor prima il cittadino, era chiamato ad un coinvolgimento diretto, attraverso il ragionamento e l’osservazione critica. D’altronde, se è sulle macerie del passato che si innestano i movimenti del futuro, non stupisce che questi artisti abbiamo provocato, sull’Isola, un riassestamento di tutta la vicenda figurativa moderna. Studio 58 si sciolse ufficialmente nel 1961 per essere assorbito, in parte, nel Gruppo di Iniziativa, che promuoveva un “impegno democratico e autonomistico della cultura in Sardegna.

Tale Gruppo fu determinante per la nascita di una pittura contemporanea che abbandonava i soggetti legati al territorio e alle sue tradizioni, a favore di elementi astratti, semplici e geometrici, con frequenti incursioni nella poesia visiva. All’interno di questo movimento nacque inoltre la prima storia continuativa del manifesto politico in Sardegna. Pantoli, abile incisore, custodiva un’abilità tecnica che lo pose, fin da subito, come principale riferimento per l’ideazione e lo sviluppo della cartellonistica, apportando un notevole contributo alla produzione grafica dell’epoca. Nell’arco della sua carriera di grafico e illustratore firmò circa un centinaio di lavori i cui principali committenti furono il Pci e la Cgil.  In ambito strettamente pittorico l’attività di Pantoli non fu da meno assumendo riferimenti e caratteri complessi ed eterogenei.

Negli anni connotati dell’impegno politico la sua opera potrebbe definirsi di orientamento fauvista. Dal movimento dei Fauves (le belve), cui principale esponente era Henri Matisse, Pantoli mutuò una certa violenza cromatica e un uso del colore libero e intenso, che tralascia la prospettiva e la definizione dei volumi data dal chiaro scuro. La maggior parte della produzione dell’artista appartiene però al periodo “naturalista”. In questa fase vi è una quasi totale scomparsa della figura umana a favore di luminosi e profondi paesaggi di impronta impressionista/divisionista che tengono saggiamente conto della lezione gestaltica nonché delle teorie transazionali ed optical.

Pantoli nel suo studio di Poggio dei Pini (1999)

A cavallo del nuovo millennio nella pittura di Pantoli subentrano tele “urlate” e, alla contemplazione della natura, vengono alternati soggetti di rabbia e denuncia sociale. Nella sua florida ed irrefrenabile attività Pantoli si è anche dedicato al disegno, all’acquerello, al collage e alla poesia; ha progettato scenografie per il teatro e la televisione (Rai 3), allestito sale e piazze per congressi e conferenze. Dall’anno 2000, si è dedicato anche alla scultura, usando diversi materiali, dal bronzo, al gesso, all’acciaio inox. È innegabile che molte di queste esperienze creative siano nate da un’impegno politico e culturale, in risposta alle possenti spinte rivoluzionarie. Pantoli fu un artista che non ebbe timore di assumersi la responsabilità epocale di comprendere, e dimostrare, che la sperimentazione era l’unica soluzione ai bisogni culturali sorti in quello che, per eccellenza, è stato il secolo della crisi intellettuale. È anche grazie all’impegno dei giovani artisti che aderirono a Studio 58 e al Gruppo di Inziativa, e nello specifico al ruolo di Pantoli, che la Sardegna ha saputo rispondere a quest’esigenza storica. Sicuramente gli ambiti coinvolti furono molteplici ma, per quanto concerne quello artistico, essi rappresentano quel punto di svolta verso una produzione isolana davvero attuale e capace di guardare oltre la pratica della produzione per estendersi alle contemporanee ricerche percettorie e concettuali.

Gaia Dallera Ferrario

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