Click day azzerato col ricorso di Fresu. Chi vinse il bando: “Ora noi nei guai”

Il ricorso vinto da Paolo Fresu, attraverso la sua associazione Time in Jazz che ha unito le forze con altre, non fa cantare solo vittoria al mondo della cultura. Sardinia Post ha pubblicato ieri la notizia, dopo che si è diffusa la sentenza del Tar che ha annullato la delibera di settembre 2020 con la quale la Giunta di Christian Solinas, su proposta dell’assessore Gianni Chessa, ha sostituito il criterio meritocratico con quella temporale. È quindi successo che i 750mila euro del bando sono stati aggiudicati in due secondi alle 8 del mattino. Chi ha chiccato al terzo secondo dopo quell’ora, non ha ricevuto nulla.

A Fresu (taggandolo) ha scritto Gianni Stochino, insegnante con un passato nell’associazione Miele Amaro e che continua a dedicarsi alla cultura in Sardegna curando l’organizzazione di eventi. Stocchino ha pubblicato un luingo post su Facebook, che proponiamo nella versione integrale. Il post si intitola: ‘Mors tua vita mea o il cane dell’ortolano”.

“Caro Paolo Fresu, scrivo a nome di uno di quei Festival che a seguito del ricorso al Tar presentato da Time in jazz, vede vanificato un anno di sacrifici di tante persone che della cultura hanno fatto un lavoro. Come Time in jazz anche il festival per il quale lavoro ha partecipato al bando per i contributi della legge 7/55 del 2020. Come Time in jazz siamo rimasti spiazzati anche noi dalle nuove regole ma come Time in jazz, tenendo conto di quelle regole abbiamo deciso di partecipare. Come ha fatto Time in jazz, solo che noi abbiamo vinto, perché in base a quelle regole ci siamo attrezzati e preparati. Credo di non sfidare la tua onestà intellettuale rivolgendoti due semplici domande: perché Time in jazz non ha sollevato il problema e alimentato la (giusta) protesta prima di partecipare al bando? Siete sicuri che se con la procedura a sportello aveste ottenuto il contributo avreste comunque condotto questa battaglia di ‘giustizia’ azzerando le graduatorie che vi vedevano tra i vincitori? Ora noi ci troviamo in questa situazione: abbiamo partecipato a un bando (con delle regole ben chiare), abbiamo vinto (perché siamo stati più bravi a interpretare il regolamento e ci siamo attrezzati di conseguenza), abbiamo lavorato con scrupolo e fatica alla rendicontazione (che è stata approvata) e a un passo dall’ottenere il vitale contributo (30000 miseri euro che però ci servono a pagare tante persone che hanno lavorato con noi) ritorniamo alla casella di partenza”.

Il post di Stocchino va avanti così: “Perché? Perché uno dei nostri avversari concorrenti (purtroppo per chi partecipa a un bando con risorse limitate gli altri partecipanti sono avversari concorrenti) che conoscendo le regole del “gioco” ha partecipato con l’intento di vincere ha mandato tutto a carte 48. Come il famoso cane dell’ortolano… Con la sprezzante consapevolezza di mettere nei guai chi ha lavorato seriamente almeno tanto quanto Time in jazz e la poca delicatezza di non scusarsi minimamente per questo. Nel tuo post (perché anche Fresu ha scritto sulla propria pagina Facebook del ricorso vinto) fai riferimento al rispetto ma a me sembra tutto solo autoreferenziale; Time in jazz, egoisticamente e in maniera arrogante si preoccupa dei suoi interessi senza nessun rispetto nei confronti di chi ha meritatamente vinto (in relazione alle regole date). E lo fa in maniera grossolana, dicendo dopo aver partecipato alla gara e solo perché ha perso: “però così non vale!”.

Ancora Stocchino: “Nel tuo post fai pure riferimento al principio di uguaglianza ma anche in questo caso è solo una parola vuota … Proprio sull’uguaglianza era basato il famigerato bando: requisiti, modalità di partecipazione, criteri di valutazione. Eravamo tutti uguali davanti al bando e pronti a partecipare. Insomma, pur partendo dal condivisibile principio che non ha senso assegnare in questo modo i contributi a dei progetti culturali, Time in jazz ha combinato un disastro. Ha agito in maniera egoistica e arrogante (secondo il principio mors tua vita mea, cioè per salvarmi calpesto un bel po’ di colleghi); ha sbagliato i tempi (doveva protestare prima) e i modi (per coerenza e dignità, non condividendone i principi, non avrebbe dovuto partecipare al bando). Il risultato è desolante: hai innescato una guerra tra poveri mentre il vero obiettivo per tutti dovrebbe essere quello di lottare per avere più efficienza e considerazione da un referente politico abbastanza inadeguato”.

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