Chiara Vigo, ambasciatrice di unicità: quei rari fili di bisso, la stoffa dei sogni

Là, dove le più antiche tradizioni si intrecciano con magici processi alchemici, opera la maestra Chiara Vigo: sola a tenere in vita l’usanza millenaria del bisso, comunemente chiamato “oro del mare”, le cui origini trovano testimonianza sin dall’era cretese, fenicia ed egizia. Seppur non ci sia dato risalire a perché si prese a filare quella sottolissima fibra, sappiamo che già nell’Antico Testamento si parla del bisso, e della porpora, come tecniche sofisticate e ricercate, destinate a impreziosire le vesti delle persone di alto rango in campo religioso, come in campo politico. Testimonianze scritte documentano inoltre come il declino delal lavorazione abbia avuto inizio a partire dal 500 d.C., a causa della diffusione della seta che ebbe il sopravvento sul bisso marino, destinato successivamente a una manifattura esclusiva, rivolta a personaggi ed eventi di particolare rilievo.

Chiara Vigo, custode di antiche memorie delle civiltà mediterranee, nasce a Sant’Antioco, isola a sud-ovest della Sardegna, ove vive tutt’oggi dedicandosi a tessere questo prezioso filo, di origine animale, ottenuto appunto dai filamenti che secerne il bivalve più grande del Mediterraneo, la Pinna nobilis, drammaticamente a rischio estinzione per un via di un batterio che si è diffuso nel Mediterraneo in seguito al cambiamento climatico e all’innalzamento della temepratura.

L’opera della Vigo completa e accelera una trasmutazione naturale e, senza creare la materia originaria, da vita a una trasformazione (dalla bava della Pinna nobilis ai preziosi fili dorati) anticamente considerata metafora dell’illuminazione e della nascita spirituale. Questa tradizione è un patrimonio materiale ed immateriale che si tramanda da molte generazioni. La Vigo lo apprese per via diretta e familiare, grazie all’iniziazione ricevuta dalla nonna Leonilde Mereu. Da lei imparò i segreti della lavorazione del bisso marino, le tecniche della sua tessitura e anche i procedimenti naturali per la colorazione, che ottiene attraverso bagni in decotti di melograno, elicriso, bucce di cipolla, lentischio, robbia o mirto.

La Vigo, proprio per via del rischio estinzione del mollusco, ha dedicato molto tempo all’elaborazione di un metodo che abbia il minor impatto possibile individuando un periodo ideale per la raccolta, a fine maggio, quando le correnti marine cominciano a scaldare la temperatura delle acque e i fanghi sono più molli, permettendo di rimuovere il mollusco, tagliarne una parte della seta e poi ripiantarlo senza farlo morire. È in quel periodo che la Vigo apre un periodo fatto di rituali e di preghiera che l’accompagna in tutto il ciclo della lavorazione: dalla raccolta alla dissalatura passando per la cardatura e, in ultimo, la filatura mediante la quale ottiene si ottiene un filo finissimo ma estremamente resistente, rilucente e ignifugo.

Come testimonia la ricca intervista curata dalla onlus SardoLog, nel laboratorio di Chiara si trovano grandi pentole in cui, a fuoco lento, la maestra del bisso lascia intridere matasse nei composti ottenuti dalla macerazione di diversi tipi di vegetali, recipienti che contengono varie qualità di radici essicate, cumuli di rametti, bacche e matasse appese con svariati toni di colori bellissimi e inconsueti. Il telaio su cui poi lavora è costruito con antichi e robusti legni di ginepro e tutto si svolge come se il tessuto traducesse in linguaggio semplice una misteriosa anatomia umana.

La Pinna nobilis, e il suo prezioso prodotto, evocano le acque nelle quali si formano, partecipando al simbolismo della fecondità, della femminilità creatrice, rappresentando altresì la spiritualizzazione della materia, la trasfigurazione degli elementi, la brillante conclusione dell’evoluzione. Il filo ottenuto diviene così il mezzo che collega tutti gli stati dell’esistenza, fra loro e al loro principio. Il risultato di questo lavoro è di inestimabile valore, cultuale e artistico, e si può trovare nei più importanti musei mondiali, quello del bisso che si trova a Sant’Antioco.

Nelle tele della Vigo ricorrono i soggetti legati alla tradizione: leoni, simbolo di difesa e protezione, pavoncelle, portatrici di pace, alberi della vita, icone di terra e acqua, lune e navicelle nuragiche. Tessere è creare nuove forme, non soltanto predestinare (sul piano antropologico) e riunire insieme diverse realtà (sul piano cosmologico) ma anche creare, esprimere la propria sostanza, come fa il mollusco che produce da sé il filato. L’arte del bisso è rara, pura e preziosa: Chiara Vigo ne custodisce il segreto, che tramanderà per diritto elitario.

Solo una persona giusta e spiritualmente dedita potrà avere accesso a questa tecnica antica e, qualora quest’incontro non dovesse avvenire, sarà forse in un altro tempo e in un altro luogo che questa tradizione troverà nuovi fasti.
Chiara Vigo ieri ha compiuto 65 anni. Oltre a essere commendatore della Repubblica italiana, ha ricevuto diversi riconoscimenti per la protezione dell’ambiente – come l’Albero di Kyoto – e collabora con biologia marina dell’Università di Cagliari. Condivide inoltre la sua sapienza con le numerose persone che le si avvicinano, attraverso laboratori e presentazioni, progetti di ricerca con le Università, incontri con le scolaresche, donazioni delle sue opere a città e musei, italiani e internazionali. Un bilancio di vita straordinario per un’artista unica.

Gaia Dallera Ferrario
https://www.instagram.com/gaiafe/

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share