Addio a un altro pezzo del commercio cagliaritano: si abbassa definitivamente la serranda per Clochard Store, negozio di abbigliamento vintage nel cuore del quartiere Marina. Certo non stiamo parlando di insegne storiche come Cocco e Costamarras, che dopo diversi decenni si sono arrese a una pressione fiscale estenuante, ma Clochard da quasi vent’anni era un punto di ritrovo per giovani e meno giovani che sceglievano uno stile di abbigliamento non convenzionale.
Pezzi unici, marchi indipendenti, vestiti disegnati da artisti emergenti o piccole realtà fuori dal mercato erano i suoi punti di forza. “Abbiamo aperto Clochard nel 1995 – racconta Fabio Desogus, cagliaritano di 36 anni – inizialmente vendevamo abbigliamento di seconda mano, ma all’epoca non tutti amavano indossare vestiti usati. Poi le riviste di moda e le passerelle hanno iniziato a parlare non più di usato ma di vintage, e allora c’è stato il boom”.
Da lì l’attivita di Desogus si è ampliata, raggiungendo anche la Rete tramite social network e un canale su Ebay; a partire dal 2002 il cambio di rotta con scelte molto più legate alla qualità: marchi in arrivo soprattutto dall’America, introvabili nei canali di commercio tradizionali. Attraverso Clochard passavano anche linee di t-shirt in pochissimi esemplari firmate da artisti isolani come Dagger e Dude, ispirate al mondo dei tatuaggi, del cinema e del fumetto.
E non solo abbigliamento: lo store ospitava piccole mostre d’arte, fanzines, cd musicali, dando spazio anche alle realtà creative locali; ultimamente Desogus aveva dedicato un angolo anche al book crossing.
“Clochard poteva contare su una clientela realmente affezionata che cercava sempre pezzi unici e particolari. Ma dopo quasi vent’anni le tasse sono diventate insostenibili: all’inizio versavamo il 16% di IVA, con le ultime manovre siamo arrivati al 21%. Di quanto abbiamo guadagnato l’anno scorso, la metà è andata via in versamenti allo Stato”.
Una situazione economica insostenibile che ha portato, oggi, alla chiusura definitiva. Passeggiare tra i negozi del centro cagliaritano è negli ultimi mesi desolante: le vetrine di Cagliari diventano giorno dopo giorno uguali a quelle di Barcellona, Londra, Milano, invase dai grandi marchi in franchising, dove linee basic, stereotipate e a basso costo sostituiscono pian piano stile, qualità e creatività.
Francesca Mulas