Bluem, dall’Isola a Londra. Chiara Floris tra pop ed elettronica

Andrea Tramonte

di Andrea Tramonte

Il suono del suo Ep sta in bilico tra arcaico e contemporaneo in un modo che non è immediatamente decifrabile. Una strana alchimia che accarezza e avvolge, nella combinazione tra i suoni attuali dell’elettronica, testi in italiano, composizioni minimali che mescolano chitarra, beat e tastiere, e un’atmosfera a volte sospesa, malinconica, notturna. Bluem è il progetto di Chiara Floris, cantautrice sarda classe ’95 che vive a Londra da quando ha 18 anni e che proprio in Inghilterra ha iniziato il suo percorso musicale. Finora ha pubblicato due Ep, il secondo dei quali – Notte – è uscito l’anno scorso e ha ottenuto riscontri estremamente positivi, al punto da essere inserito al quarto posto nella classifica dei migliori dischi italiani dell’anno di Rockit (prima di Carmen Consoli e del conterraneo Iosonouncane, appena dopo Marracash). “I riconoscimenti sono stati una sorpresa – racconta Chiara -: il primo lavoro non l’avevo suonato da nessuna parte e non avevo fatto promozione. Notte invece ha attirato l’attenzione di molte persone. È stato strano. Sono cresciuta in Sardegna e poi mi sono trasferita a Londra giovanissima. Ora passo il tempo a girare in Italia per suonare il disco e per me è un territorio praticamente sconosciuto. Mi ha scombussolata”. Bluem in questi giorni si è ritirata nell’Isola – e per la precisione nella zona di Arbus, di cui è originaria la famiglia – per concentrarsi e comporre le tracce che andranno a far parte del nuovo disco, che uscirà verosimilmente in autunno. “Non avevo mai scritto in Sardegna – racconta mentre passeggia a Gutturu e’ Flumini -. Le prime tracce le ho composte a Londra e Notte in particolare l’ho fatto tutto a casa mia, in camera. In questo periodo ero libera dal lavoro e dalle responsabilità e sono tornata qui per trovare un po’ di pace. Questo per me è un posto carissimo, ci ho trascorso tutte le estati fin da piccola. Avevo bisogno di ritrovare la creatività ma non so se ho fatto bene perché mi sono goduta perlopiù il sole”.

Il legame con l’Isola per Chiara è un elemento imprescindibile ed è reso anche sul piano visivo in una serie di scatti promozionali ambientati in Sardegna. Ogni traccia dell’Ep – sono sette, e ognuna porta il nome di un giorno della settimana – è associata a una foto che la vede protagonista in contesti rurali e paesaggistici sardi, associati a ricordi ed esperienze di vita che risalgono all’infanzia. “L’Isola per l’aspetto visivo rappresenta una ricchezza enorme, si possono pigliare tante cose fighe per un progetto creativo e sarebbe stato stupido sprecarlo – racconta lei -. Nelle foto di Notte ci ho messo tutta la mia esperienza personale. Le foto le ho prima disegnate a Londra e poi le abbiamo realizzate in Sardegna, è stata una cosa molto naturale. Ho un carattere legato all’essere sarda, la mia è una famiglia sarda da generazioni ed è questo il mio modo di rappresentarmi”. Così gli scatti spaziano da un uliveto nella campagna Arbus al guado rosso all’entrata di Piscinas, dalla casa del bisnonno a Oristano a una foto realizzata insieme a una signora che cura il malocchio da generazioni. E poi capre, mamuthones, abiti sardi. Sul piano musicale i riferimenti non sono immediati e sicuramente non intenzionali – a parte in una traccia, Venerdì, che contiene la registrazione della voce della nonna. “Quando è uscito Notte ho provato a specificare di non aver voluto fare un disco con influenze sarde, i riferimenti sono pochissimi: però quando riascolto i brani ogni tanto ci sento qualcosa, magari nel modo di fare le armonie e nei cori, in qualche percussione più tribale. Probabilmente queste cose sono uscite fuori a livello istintivo”.

Del resto la musica di Bluem ha un’impronta chiaramente internazionale, che va dal pop contemporaneo – i nomi che ricorrono di più sono quelli di Rosalia, Frank Ocean, ma anche Bon Iver – a un uso moderato ma estremamente incisivo dell’elettronica. Proprio questo è un aspetto che in futuro avrà una importanza ancora maggiore, specie se consideriamo l’ultimo singolo uscito nei giorni scorsi, Umma, una traccia che si ispira direttamente alla club culture londinese, dominata da cassa dritta e samples. “Il brano è nato come intermezzo del live, dovevamo trovare un modo per fare un live show più lungo perché l’Ep è composto da sette canzoni abbastanza brevi – racconta Chiara -. La traccia poi è diventata un brano a sé: quando finiva lo show molti ci chiedevano dove potessero riascoltarla. Così è nata l’idea di fare un singolo, che è coerente con quello che ho ascoltato negli ultimi due anni. Cose più elettroniche: sto prendendo una strada diversa rispetto a prima”. Inizialmente quello di Bluem è un progetto in lingua inglese. “Quando mi sono trasferita a Londra ho iniziato a considerare di scrivere le mie canzoni e non volevo farlo in italiano. Non so perché, forse è una cosa comune per chi si trasferisce fuori e inizia un progetto creativo: inizialmente esclude di farlo nella sua lingua. All’inizio facevo roba più legata all’indie pop e all’indie rock. Poi non riuscivo più a scrivere, forse perché mi ero irrigidita sull’inglese. All’epoca sentivo nostalgia, bisogno di casa e così sono passata all’italiano. Ora sono in un limbo. Musicalmente non ho influenze italiane e sono un’artista che vive a Londra da otto anni. Per me è strano che il progetto stia andando bene in Italia: ora vorrei far funzionare il progetto anche all’estero”. Intanto però i riscontri in Italia sono molto importanti e anche l’Isola si è accorta di lei: quest’estate suonerà in due contesti prestigiosi che verranno annunciati a breve. Il lavoro sulle tracce invece è diverso a seconda dei brani ma parte – molto spesso – dal lavoro alla chitarra classica e dalla melodia vocale. “Poi mi piace usare la tastiera e per le cose più elettroniche sto componendo con un synth della Roland, che mi aiuta a non stare necessariamente attaccata al software. Durante i live usiamo anche due mini Korg, un synt moog analogico che mi crea molta ansia perché con la temperatura alta si scorda e può essere un problema all’inizio dei concerti. Gioco molto con la voce, usando effetti strani e rendendola uno strumento a pieno titolo”.

(Foto di Jasmine Farling)

Andrea Tramonte

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