Al Massimo di Cagliari un viaggio verso “Sud” in compagnia di Rubini

Viaggio al “Sud” con Sergio Rubini: il recital dell’attore e regista pugliese, protagonista sulla scena sulle note del pianoforte di Michele Fazio (che firma anche le musiche originali), in trio con Emanuele Smimmo alla batteria e Marco Loddo al contrabbasso sarà in cartellone fino a domenica 22 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 – turni A,B,C,D e domenica alle 19 – turno E) per la stagione 2014-15 de “La Grande Prosa al Teatro Massimo” firmata CeDAC (***Lo spettacolo sostituisce l’atteso “La Serata”, sempre di e con Sergio Rubini).

Sud” è uno spettacolo ironico e coinvolgente, in cui l’artista racconta lo spirito e la cultura del Meridione d’Italia, da una citazione dai “Persiani” di Eschilo all’infanzia di Matteo Salvatore all’icastico ritratto di “Vincenzo De Pretore” di Eduardo De Filippo, tra il ricordo del padre capostazione, amante del teatro e della poesia, e le rime in vernacolo di Giacomo D’Angelo. Una mise en scène sobria ed essenziale per un ritorno alle origini del teatro, fra arte della narrazione e potere evocativo delle parole e delle note, un ideale itinerario lungo i binari con le fermate alle varie stazioni per riscoprire il fascino e la storia delle regioni del Mezzogiorno d’Italia.

«Noi siamo in un momento storico» – spiega Sergio Rubini – «in cui bisogna tornare ad osservare gli anni ’70, quando ancora non avevamo incontrato i rovinosi anni ’80. Erano anni di passioni, erano anni in cui si dava molta importanza ai giovani e dalla gioventù che ci si aspettava i cambiamenti. Questi pensieri si sono guastati negli anni ‘80, facendo nascere le delusioni, nelle quali si radica la crisi che stiamo vivendo in questi giorni. Quindi ricominciamo dagli anni ’70 e questo spettacolo è una maniera per ricordarli».

Il recital racconta la storia di Matteo, un ragazzo che oggi avrebbe l’età di un “nonno di tutti noi”, e quella di Eduardo, nato e cresciuto nel profondo Sud, tra fatica e speranza, volontà di riscatto, miseria e dignità, e si conclude con significativi stralci dal libro di Carlo D’Amicis “La guerra dei cafoni”. «Troppo in fretta abbiamo dimenticato le nostre origini», sottolinea Rubini: «Però, secondo me, se non ci ricordiamo bene da dove veniamo, non sappiamo neanche dove dobbiamo andare».

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