cibo sintetico

Ripartire dalla terra e dai suoi mestieri. La mobilitazione di Coldiretti contro il cibo sintetico

C’era una volta il cibo sano e genuino. Arriveremo a dirlo molto presto, quando sulle nostre tavole troveremo i cibi sintetici, cioè quei prodotti che escono dai laboratori creati da cellule di origine animale all’interno di un bioreattore. Cibi in provetta che sprecano acqua ed energia, non sono salutari né tracciabili e che arriveranno a essere venduti sul mercato a costi accessibili e senza che ci si renda conto. Per questo Coldiretti ha lanciato una mobilitazione nazionale per promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, e che a ruota coinvolga anche gli altri paesi europei.

Il quadro mondiale
I primi prodotti sintetici sono già in fase di sperimentazione, sovvenzionati dai miliardari del settore tech e dai protagonisti della finanza mondiale. Le ultime notizie arrivano dagli Stati Uniti, dove entro giugno 2023 entreranno in commercio i primi prodotti sintetici. “Anche l’Unione Europa ha investito risorse nella ricerca del cibo sintetico – dichiara Emanuele Spanò, direttore Coldiretti Oristano -. Ci chiediamo il perché, visto che sono anche soldi dei contribuenti. In Germania un’azienda è riuscita a ricreare una sostanza ittica, addizionata con proteine vegetali. Ma c’è anche la carne sintetica, il miele e il formaggio prodotto in laboratorio. Ci chiediamo soprattutto che ripercussioni abbiano sulla salute umana”.

Lo scenario
Le risposte si sanno e non sono incoraggianti: “Non ci sono studi che possano garantire che queste varianti chimiche siano salutari, per non parlare del fatto che riprodurre il cibo in laboratorio significa minare le figure classiche dell’agricoltura, della pesca e dell’allevamento – continua Spanò -. Perché l’incendio nel Montiferru del 2021 è stato così devastante? Il carico di vegetazione per metro quadro era eccessivo, neanche i 7 canadair riuscivano a domare le fiamme, causate dalle alte temperature. Dobbiamo tornare ad avere le figure professionali delle economie della terra e del mare che presidiano il territorio. La Sardegna non ha bisogno del cibo sintetico, ma ha necessità di investire nell’agricoltura e negli allevamenti. La speranza arriva dai giovani laureati che stanno tornando alla terra, sono tanti e preparati. Oggi nell’Isola un laureato in fisica applica le sue conoscenze nell’agricoltura di precisione per il suo allevamento di capre. Abbiamo bisogno di giovani così. Vogliamo supportare il riavvicinamento alla Sardegna dei giovani perché l’Isola presenta una ricchezza di materie prime e prodotti d’eccellenza, da preservare e dare valore. C’è una corsa tremenda ad accaparrarsi la terra in tutto il mondo, lo vediamo per esempio dalla Cina che sta comprando innumerevoli terreni in Africa. Perché acqua e cibo sono il vero petrolio”.

La mobilitazione
Il sindacato di filiera Coldiretti ha subito lanciato una petizione contro il cibo sintetico. In pochi mesi sono state raccolte oltre 350mila firme, in Sardegna più di 15mila, grazie anche al supporto delle amministrazioni comunali. L’obiettivo è arrivare a una legge che vieti la produzione e la commercializzazione del cibo in provetta in Italia. Adesso la palla passa alla politica. Mentre la mobilitazione non si ferma. Il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, lancia un appello per il futuro: “Il pericolo del cibo sintetico che ormai bussa alle nostre porte non ci deve solo coalizzare e porci in posizione di difesa ma deve darci anche consapevolezza e responsabilità riguardo alla ricchezza che abbiamo ereditato dai nostri genitori e nonni lungo tutta la filiera, dal campo alla tavola con il grande patrimonio gastronomico. Dobbiamo sentire la responsabilità di saperlo tramandare con la giusta importanza. Stiamo affrontando una battaglia di verità che ci deve vedere uniti attraverso una grande e robusta rete che unisca tutta la società: dal mondo produttivo, all’associazionismo, da quello genitoriale a quello culturale e dello spettacolo”.

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