Marcella, cuore di chef: “Cucina e chemio mi hanno guarita, ora lavoro per le altre donne”

Nuovo appuntamento con la rubrica Sardinia excellenceStorie, persone che rendono unica l’Isola a cura di Antonio Paolini una delle firme più autorevoli del giornalismo enogastronomico.

Ogni anno nel suo Era Ora un super lunch con colleghi star. I fondi raccolti sosterranno la ricerca sui tumori femminili

“Quando mi dicevano quella frase: ce la farai perché sei una guerriera, quasi mi arrabbiavo, non mi piaceva. Ognuno di noi vuol vivere, ognuno di noi si batte, e non si muore perché non si è guerrieri. Ma perché il destino a volte non aiuta. O semplicemente perché in quel momento, a quello stadio della ricerca, non c’è proprio nulla che riesca a rimediare. Di sicuro però, come dire, aiutarsi aiuta. La cucina a me ha aiutato tanto. Tantissimo. Aiuta a dimenticare quello che altrimenti t’incombe addosso. Aiuta a essere, a tornare se stessi malgrado e oltre quell’ombra nera. Io non ho mai smesso un minuto di cucinare. Anzi… Ricordo che una domenica, in piena fase chemio, ero ai fornelli senza un capello in testa e correvo di qua e di là a tutta velocità. È entrato un amico con il quale sono molto in confidenza: mi ha guardato sbalordito e poi mi ha detto… una parolaccia, ma pesante, in lingua sarda, che non ripeto, ma in cui c’era in fondo tutta la sua ammirazione. Non sa quanto bene mi ha fatto… ho riso, e non l’ho mai dimenticata. È stato bellissimo”.

Marcella Frau, chef e patronne di “Era Ora”, Arborea, fama ormai consolidata, pubblico affezionato (innamorato in molti casi) racconta così la sua storia. La storia di una donna forte, attiva, indipendente (a 19 anni se n’era andata da Mogoro, dov’è nata, in Danimarca a imparare la cucina da professionista, in un ristorante di “paesani” divenuto poi una meta top e il cui titolare viene ora a trovarla di tanto in tanto). Ma anche la storia di tante altre donne il cui mondo si ribalta in un attimo dopo un esame clinico. Lei però ha saputo fare di quanto le è accaduto un motore. Per allargare la consapevolezza. E per impegnarsi a sostenere la causa della lotta ai tumori femminili. Da due anni, con amici chef-star di tutta l’isola, organizza un super lunch per raccogliere fondi da destinare alla ricerca e alla prevenzione. L’ultimo è andato (alla grane) ieri. Ospiti d’onore, insieme ai colleghi bravi e generosi (Pierluigi Fais di “Josto”, Cagliari; Andrea Pani di “Casa Marmida”, Guspini; Ivan Matarese del “Su Murrai” di Riola e il pasticcere cagliaritano Pietro Ditrizio) la dottoressa Viviana Galimberti, luminare di settore, autrice della scoperta del cosiddetto “linfonodo sentinella” e direttrice della divisione senologica allo Ieo (cui andrà la donazione) e il dottor Daniele Farci, responsabile del reparto oncologico della Piccola casa di cura di Decimomannu.

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L’odissea di Marcella era iniziata, come molte, da segnali in apparenza banali. “Mi sono accorta di avere la classica “nocciolina”, e sono andata subito a fare accertamenti. La conferma è stata fulminea e durissima. C’era il male; piccolo ma cattivissimo, il peggiore che ci possa essere. E via subito con le chemio. La reazione? Quella più ovvia. Angoscia, panico. La quasi certezza di dover morire. Ma poi ho capito che la prima cosa da curare, insieme al resto certo, ma con uguale impegno, era la testa. Non pensarsi finita. Il lavoro, la cucina appunto, e l’aiuto di una bravissima naturopata mi hanno fatto cambiar visione. Nutrire gli altri apre il cuore. Camminare (come ho cominciato a fare, prima ero troppo presa) nella natura apre lo spirito: ho riscoperto i colori del mare, il profumo di questi posti. Ed è stato un pezzo di terapia”. I “posti” sono gli scenari magici di Arborea, dove Marcella ha ripreso a cucinare, tornata dalle terre di Amleto, dopo una sosta servita a “fare una figlia e un matrimonio”. Poi, via a continuare a fare quello che aveva sempre sognato. 

“Da bambina il mio gioco fisso erano le pentoline. Chiunque venisse a casa, mi trovava a “far qualcosa da mangiare”. Vocazione… Dopo l’esperienza preziosa al San Giorgio di Copenaghen (che nel frattempo ha preso lì i 5 cappelli, come dire il massimo del massimo per le nostre Guide) dove facevamo da pionieri cucina sarda, con materie prime arrivate dall’isola, e tanta pasta fresca fatta al momento, sono stata al “Gallo Bianco”, qui ad Arborea, per 13 anni. Prima di aprire il mio posto”.

Si può dire che … Era Ora?

“Si può dire, sì, anche perché il ristorante si chiama così proprio perché quando dicevo agli amici che stavo progettando di fare una cosa tutta mia, mi rispondevano praticamente tutti così…”. Il “giocattolino”, come lo chiama Marcella, gira dal 2017. E  lei si diverte a farlo camminare, ad arredarlo, a tenerlo in perfetto ordine: “Guai se vedo una cosa fuori posto, chi sta qui può dirlo… divento terribile”. In sette anni di “Era Ora” son nati tanti piatti targati Frau. Ce n’è uno amato in particolare, uno che la rappresenta più di tutti?  “A ben vedere non ho un piatto “mio” in assoluto. Ma da poco, appunto,  ho fatto un impasto di farina e aglio ero, ricavandone tagliolini scuri che servo con burro agrumato, una tartare di gambero e la polvere del carapace essiccato e macinato. Sarà che è nato poco dopo la guarigione, ma pare una cosa felice. Va tanto, e in tanti mi aspettano in sala o mi chiamano dopo per dirmi che è proprio piaciuto. Diciamo che per ora è questo. Ma per chi ama cucinare e creare, il piatto migliore, si sa, è sempre il prossimo”.

Antonio Paolini

Antonio Paolini è una delle firme più autorevoli del giornalismo enogastronomico. È coordinatore Guide food Gambero Rosso. Ha co-fondato e scrive per la testata web Vinodabere.it. Ha lavorato a lungo al Messaggero (Esteri, Economia, wine & food columnist), ed è stato curatore dei Vini dell’Espresso e nel comitato esecutivo della Guida ai Ristoranti d’Italia. Ha scritto tra gli altri per L’Espresso, Spirito Divino, Monsieur, La Cucina Italiana, I Fiori del Male, e pubblicato decine di Guide. Nel 2008 gli è stato attribuito il Premio Veronelli. Attualmente collaboratore del gruppo Sae.

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