La Coccoi prena inserita tra i Prodotti agroalimentari tradizionali

La Coccoi prena, un pane ripieno di patate formaggio e menta di origine ogliastrina, è stata inserita nell’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali della Sardegna. Sono arrivati così a 243 i prodotti sardi registrati nell’elenco delle specialità isolane del ministero delle Politiche agricole. La new entry tra i Pat è un piatto antico e povero, realizzato con gli ingredienti dell’economia agropastorale dell’isola, ma tuttavia ricco di apporto calorico e dei valori nutritivi richiesti da una dieta completa. Negli ultimi anni ha incontrato il gradimento del pubblico e alcuni imprenditori lo stanno commercializzando con la speranza di eguagliare il successo dei Culurgionis che possono fregiarsi del prestigioso marchio Igp riconosciuto dall’Unione Europea.

La Coccoi prena ha una forma a stella, con diverse punte laterali e va cotta in forno fino a raggiungere una doratura uniforme e va consumata preferibilmente a caldo quando sprigiona i profumi intensi degli ingredienti contenuti. Ma si può consumare anche freddo e a distanza di qualche giorno, per questo è possibile commercializzarle in diverse versioni: già cotte, confezionate in atmosfera protettiva oppure surgelate. La storia racconta di un piatto che veniva servito nel giorno in cui le massaie preparavano il pane per una questione di praticità: potevano confezionarle il giorno prima e infornarle a forno caldo. “La Coccoi Prena ha tutte le caratteristiche per essere inserita in un paniere ricco di specialità locali ogliastrine – afferma Attilio Usai, presidente della Cna Ogliastra -. Un piatto antico almeno quanto i culurgionis, che ora rappresenta un’opportunità di crescita per le aziende che operano nel settore. Auguriamo a questa specialità la stessa fortuna dei culurgionis insigniti del massimo riconoscimento europeo che ha reso l’Ogliastra famosa anche per il patrimonio agroalimentare”. Salvatore Marci di Cardedu è stato il primo produttore a commercializzare il prodotto: “Le vendiamo sia fresce che cotte ma anche surgelate – ha spiegato l’imprenditore -. Da decenni abbiamo compreso che questa specialità locale aveva potenzialità enormi anche perché adatto alle esigenze della vita moderna: si può consumare agevolmente anche freddo e a giorni di distanza dalla preparazione”.

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