Veghu, dal Barigadu arrivano i formaggi vegani sardi: dagli spalmabili fino agli stagionati ed erborinati

“Aprirà nel 2025 la prima Academy online sui fermentati”, annuncia entusiasta Marcello Contu, ideatore di Veghu, marchio vegano che ha messo radici nel territorio più sconosciuto della Sardegna: parliamo del Barigadu e in particolare di Bidonì (centro Sardegna, in provincia di  Oristano). Veghu, è il primo centro sardo specializzato in ricerca, produzione e vendita di formaggi vegetali. Inaugurato nel gennaio 2021 rappresenta il sogno di Marcello, che ama la propria terra, e lotta contro lo spopolamento. Al sogno di Marcello si sono unite le forze di  Carlo Floris e Francesca Zuddas, diventati poi soci. La ‘folle idea’, come la definisce Marcello, parte da un incubatore aziendale, all’interno di un progetto europeo, per poi prendere la propria strada. 

“Dietro a una scommessa come questa c’è studio, ricerca e tanto coraggio. Ci piace pensare alla gastronomia come un elemento vivo, in continua evoluzione”, afferma Contu che racconta la propria esperienza all’estero per poi tornare in Sardegna con nuove consapevolezze. Si parte da prodotti fermentati, che non sono certo una novità ne in Italia ne all’estero: in Sardegna, terra di allevatori e di formaggi rinomati è un mondo nuovo. Veghu incontra le esigenze di chi ha scelto la strada vegana e i formaggi vegetali. La sperimentazione sul territorio passa anche dal gradimento dei visitatori che durante il periodo estivo fanno visita ai laboratori (ubicati a Sorradile), fanno incetta di prodotti  e possono con piccole degustazioni, conoscere la vasta selezione di prodotti: spalmabili, freschi, stagionati, erborinati, che strizzano l’occhio alla tradizione cercando nuove strade nell’ottica di  etica e sostenibilità. 

“Lo studio e la ricerca sono cominciati otto anni fa”, afferma Marcello che ha potuto fare proprie metodologie ed esperienze apprese in Spagna e poi in Australia (Melbourne).  La gastronomia della giovane azienda Veghu ha anche permesso di creare nuove connessioni tra visitatori attenti al food e la ricerca di un luogo in cui poter alloggiare, per dare continuità ad una esperienza che non evidentemente più solo gastronomica. Gli abitanti di Bidonì hanno vissuto questa novità come una risorsa perché se le statistiche dicono il vero, quei territori in cui la natalità è pressoché  inesistente,  tra vent’anni saranno completamente disabitati. Invertire la rotta significa insistere in un territorio che ha tanto da offrire e che purtroppo non ha un’adeguata cassa di risonanza. Per avere un maggiore diffusione si è scelto di portare sul web corsi e percorsi formativi completi  (anche in presenza) che permettono ai principianti di imparare i rudimenti e ai professionisti di specializzarsi con nuove tecniche dove sono bandite le sofisticazioni, nemiche giurate di prodotti genuini e senza conservanti. 

Alessandra Piredda

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