Il Seadas flower caffè conquista Tokyo: tra piatti tipici sardi e racconti di viaggi nell’Isola

Come si dice malloreddus in giapponese? Per scoprirlo bisogna volare a Tokyo, nel quartiere Jiyugaoka, dove Akiko e Hanazawa (che fanno coppia in affari e nella vita) hanno dato vita al Seadas flower caffè, una piccola oasi di gusto che profuma di Sardegna. Il colpo di fulmine di Akiko per il cibo sardo e la sua tradizione, risale al 2013, mentre il suo compagno Hanazawa Atsuyoshi, l’artista chef lavorava al suo primo murale a Tonara. Sul muro della scuola elementare l’opera dell’artista con accanto una dichiarazione d’amore per Tonara e la Sardegna: “Giunsi in questi luoghi meravigliosi da un paese molto lontano e trovai amici veri, pronti sempre ad accogliere con animo gentile ed affettuoso”.

Il locale sardo-giapponese all’inizio offriva solo le tipiche seadas, mentre oggi nel menù troviamo anche cibi salati, in particolare un grande varietà di piatti unici e primi: su pane frattau, sos culurgiones, sos malloreddus, sas panadas, sas lorighittas. Immancabile su pane carasau in coppia col pane guttiau. Il tutto innaffiato dal vino rigorosamente sardo e dalla celeberrima birra isolana.

Forse contagiati dall’esperienza italiana del connazionale Haruki Murakami (autore di numerosi best seller) e simbolo del Giappone in Occidente, anche loro hanno deciso di conoscere luoghi e persone che abitano l’isola. “Il primo motivo per cui amiamo la Sardegna è perché amiamo i sardi. Tutti i sardi che abbiamo incontrato nel tempo ci hanno trasmesso l’amore per la loro terra e la loro cultura, quindi possiamo rispettarci a vicenda” racconta Akiko che dimostra di possedere una grande padronanza della lingua italiana.

“Dal 2013 abbiamo visitato la Sardegna già sette volte. Ogni volta che torniamo impariamo a conoscere sempre meglio la cucina sarda e i suoi dolci tipici. I nostri insegnanti sono le mamme e gli chef locali”, racconta Akiko entusiasta. La Barbagia, resta un punto di riferimento per la coppia: immancabili le tappe di Tonara e Aritzo. Ma il loro personalissimo Hanami inizia ogni volta dal capoluogo e attraversa l’entroterra per giungere fino alle coste di Alghero, Sassari e Castelsardo.

“Sono rimasta colpita dalla bontà delle seadas (sebadas) e dalla sua storia, che è parte della tradizione isolana, e conoscendo lei ho conosciuto un pezzo di Sardegna” dice Akiko. L’amore per questa terra e le sue tradizioni ha spinto i due giapponesi alla creazione di un ristorante che oggi è anche la sede dell’Associazione Japan Sardegna, punto di riferimento dei sardi residenti in Giappone.

Il ristorante è letteralmente tappezzato di oggetti provenienti dall’Isola alle pareti: piccoli arazzi, maschere dei mamuthones di Mamoiada, maschere della Sartiglia di Oristano, cesti (canisteddas, chilliros), uttilizzati per riporre il pane, la pasta fresca e i dolci dalla trazione isolana). Inoltre sono presenti le locandine di Tonara, quadri con scorci di mare, oggetti in ceramica, campanacci e una piccola miniatura dell’isola in sughero, oltre alla bandiera dei Quattro Mori. E per non deludere i tifosi ecco la sciarpa rossoblù (appesa poco sopra una cartina dell’isola) che strizza l’occhio alla curva più sanguina dell’Unipol Domus, con la scritta Forza Cagliari.

Ogni anno il Seadas flower caffè riceve circa cento visitatori sardi che lasciano sulle pareti dei messaggi a testimonianza del loro passaggio.

Tra i progetti futuri il ritorno Sardegna (per un nuovo murale), previsto dalla coppia per aprile 2025, oltre all’obbiettivo di diffondere sempre di più in Giappone la cultura e i sapori di una terra lontana che amano profondamente per la quale sentono una grande affinità.

Alessandra Piredda

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