Sostegno a rifugiate in Egitto, volontaria cercasi. Ma il caso Regeni fa paura

Il caso della morte di Giulio Regeni fa ancora paura: dopo sette mesi non si trova ancora una volontaria che aderisca a un progetto di sostegno a donne rifugiate e ai loro bambini al Cairo messo in piedi da un’associazione cagliaritana.
Si chiama “WAVE – Womens’ Assistance through Volunteering in Egypt” ed è un progetto incentrato su attività di animazione e supporto ai rifugiati (in particolare donne e bambini) nato dalla collaborazione tra l’associazione di accoglienza ‘Sting’ di Il Cairo e l’associazione interculturale ‘Nur’ di Cagliari. Il paternariato tra le due è nato nel mese di ottobre proprio per creare progetti di servizi di volontariato europeo sulle due sponde del Mediterraneo, una branca di ‘Erasmus Plus’ (il programma dell’Unione Europea dedicato all’istruzione, alla formazione, alla gioventù e allo sport e aperto a tutti i cittadini europei).

Solo pochi mesi dopo, nei giorni tra gennaio e febbraio, è stato commesso in Egitto l’omicidio di Giulio Regeni. La sua salma è stata ritrovata proprio vicino al Cairo. Ora l’uccisione di Regeni è continuamente oggetto di dibattito politico soprattutto in Italia e motivo di tensioni diplomatiche tra Italia ed Egitto.

Così, se all’inizio i componenti dell’associazione ‘Nur’ hanno messo in piedi un progetto con la speranza di suscitare grande interesse da parte delle volontarie sarde, pronte a fare un’esperienza di otto mesi in Egitto, ora stanno riscontrando numerose difficoltà dovute proprio alla paura attorno al caso Regeni. “Conosciamo la situazione tra Italia ed Egitto, ma il nostro è un progetto da società civile a società civile, la nostra volontaria porterà avanti rapporti di collaborazione tra organizzazioni che lavorano con le donne rifugiate le quali ricevono attraverso il progetto assistenza formazione e supporto – spiega Alexandro Jan Lai, responsabile del progetto per l’associazione Nur- la ragazza opererà in totale sicurezza e lavoriamo molto sulla formazione dal punto di vista culturale della persona che parte”.

E anche se la volontaria sarebbe dovuta partire il 1 luglio, le ricerche continuano anche sui social network dalla pagina Facebook di Nur. La giovane dovrà avere un’età compresa fra i 18 e i 30 anni, una minima conoscenza della lingua inglese e una forte motivazione a lavorare con donne e bambini rifugiati. Alloggerà in un appartamento con altri volontari in un quartiere del centro città e prima della partenza è prevista una visita di fattibilità per verificare insieme all’associazione di invio, Nur, le condizioni del progetto.

L’INTERVISTA

“Sarà un’esperienza di lavoro volontario ma soprattutto di crescita personale e professionale -assicura Lai- in altri periodi il progetto avrebbe attirato numerose candidature, è stato approvato a maggio dall’agenzia nazionale italiana, perfettamente consapevole di quello che è lo stato dei rapporti tra Italia ed Egitto, Il Cairo è una città enorme, spesso noi ci fermiamo allo stereotipo molto superficiale di un paese che trovandosi nell’altra sponda del Mediterraneo potrebbe essere incompatibile con i nostri standard di vita, ma in realtà non è così”.

Monica Magro

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