Volo Alitalia, atterraggio senza carrello: il racconto del manager cagliaritano

Il volo Alitalia, partito da Madrid e diretto a Roma, è di quelli che non si dimenticano: l’Airbus 320 atterra a Fiumicino senza carrello. A bordo anche tre cagliaritani: il manager Massimo Cugusi, e il dentista di origini tedesche Gerhard Seeberger con la moglie Carla Montaldo. Cugusi racconta l’incubo con un post su Facebook.

Erano le 20,15 quando l’aereo ha cominciato a volare su Fiumicino. A quel punto l’equipaggio non ha potuto più nascondere la verità. Perché a terra, sulla Left 16, tutto era pronto per l’atterraggio di emergenza. Compresa la schiuma sulla pista, con i vigili del fuoco e  le ambulanze schierati, e sull’areo scene di panico. Tutti i passeggeri sono stati obbligati ad accovacciarsi sui sedili, con la testa tra le ginocchia. Proprio come si vede nei film. Proprio come si deve fare quando si può anche morire.

Cugusi ha scritto il post su Facebook alle due di notte: <Stasera ho ricevuto una bella lezioncina. Ero su quell’aereo, seduto accanto all’uscita di emergenza quando il comandante ha annunciato che non sarebbe stato come tutte le altre volte. E sono cominciati i dieci minuti più lunghi della mia vita>.

Quindi ecco i dettagli: <Preparandomi all’impatto, chino con la testa tra le ginocchia e gli occhi serrati, ho visto in anteprima assoluta il film della mia piccola, semplice esistenza. C’erano tanti di voi, le vostre facce, le voci, le carezze, i ricordi, i giorni, i minuti passati insieme e quelli non ho vissuto ma avrei voluto trascorrere. C’erano le persone che porto nel cuore, con le quali condivido le mie giornate, la mia famiglia, che mi sembrava stupido lasciare sole così, tutto d’un tratto, senza un vero perché. C’era tutto questo e tanto altro che non so ancora raccontare >.

Vedere la morte in faccia, e avere il tempo per guardarla bene, i segni li lascia. Cugusi continua: <C’era di sicuro la vita che sperava di beffare la morte. Ma soprattutto l’improvvisa consapevolezza di avere molto ricevuto e forse non sempre meritato. Tutto d’un tratto, mi sono sentito ricco. Ricco dell’esempio di mio padre anche se non posso più stringerlo, dell’abbraccio di mia madre, del primo e dell’ultimo bacio alla mia donna, dell’affetto dei miei amici, delle idee che ho per il domani. Forse non è un caso che quando il comandante è riuscito miracolosamente ad atterrare senza carrello>.

Al manager cagliaritano, ieri, è stata assegnato un compito decisivo: <E’ toccato proprio a me aprire il portellone ed aiutare altri passeggeri a lanciarsi lungo gli scivoli. Vorrei essere sempre lì, d’ora in poi, dove serve una mano per rialzarsi da una caduta, per raggiungere una salvezza, per coltivare una speranza. Sono un uomo ricco e non lo sapevo. E da oggi ho un debito con la vita che voglio onorare ogni giorno. Felice notte a tutti>.

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