Vesuvius, mancano due mesi alla chiusura: nuovo incontro al Mise

Mancano meno di due mesi alla data scelta da Vesuvius per la chiusura degli stabilimenti di Macchiareddu e Avezzano. “Il conto alla rovescia è quasi finito e noi non sappiamo ancora che ne sarà dei 105 dipendenti sardi che dall’1 gennaio 2017 si ritroveranno senza un lavoro”, spiega all’ANSA Giampiero Manca, della Filctem Cgil.

Per questo i sindacati hanno convocato per lunedì 7 novembre, dalle 11 alle 12, una nuova assemblea negli impianti con tutti i 105 dipendenti a rischio. “Al vertice del Mise del 18 ottobre scorso il ministero – ricorda Manca – ci aveva assicurato che avrebbe chiesto un incontro con i vertici della multinazionale inglese dell’acciaio. Ma per ora regna il silenzio e i dipendenti, contro i quali è stata già avviata la procedura di licenziamento collettivo, sono molto preoccupati”. L’assemblea di lunedì servirà da una parte a “sensibilizzare Governo e Regione sulla criticità della situazione”, dall’altra a “decidere quali iniziative intraprendere”.

Nuovo incontro al Mise. Un nuovo incontro nei prossimi giorni al ministero dello Sviluppo economico e, stavolta, con i massimi rappresentanti di Vesuvius. Ad annunciarlo è l’assessora all’Industria Maria Grazia Piras, sentita in commissione Attività produttive del Consiglio regionale.
“La Regione metterà in campo tutti gli strumenti a sua disposizione per scongiurare questa soluzione”, ha ribadito Piras. La quale ha ricordato i motivi che hanno spinto l’azienda in questa direzione: “Vesuvius ha deciso di delocalizzare la produzione nell’Europa dell’est, l’interlocuzione avuta il 18 ottobre scorso al Mise con i rappresentanti di Vesuvius Italia non ha prodotto risultati apprezzabili. Per questo nel prossimo vertice ci saranno i massimi rappresentanti”. Sinora, ha aggiunto la titolare dell’Industria, “la multinazionale ha respinto sia le proposte della Regione, disponibile ad intervenire per abbattere i costi dell’energia e dei trasporti, che dei lavoratori, pronti ad affrontare tagli sul costo del lavoro. La questione è ora in mano al Governo”.

La produzione italiana di Vesuvius è destinata principalmente all’Ilva di Taranto, e anche in caso di delocalizzazione dell’impresa continuerà a vendere alle industrie italiane. “Un’ipotesi impensabile”, secondo il consigliere del Pd Piero Comandini intervenuto durante l’audizione. Nel dibattito hanno preso la parola anche i consiglieri Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda), Gianmario Tendas (Pd), Antonio Gaia (Upc) Pier Mario Manca (Pds), Marco Tedde (Forza Italia) e Gianluigi Rubiu (Udc).
Gli ultimi due, in particolare, hanno espresso forti dubbi sul fatto che Vesuvius possa ritornare sui suoi passi e hanno invitato l’assessora a lavorare su una normativa più stringente che imponga alle aziende che svolgono attività utilizzando il suolo sardo, la presentazione di fideiussioni a copertura di eventuali danni all’ambiente.

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