La famiglia ha chiesto di avvolgere nel silenzio e nella riservatezza l’ultimo saluto al piccolo Daniele. Ma in tanti sentono l’esigenza di ricordare la tragedia di via Cadello con una manifestazione che solleciti le istituzioni a una maggiore attenzione alla sicurezza stradale.
“Domenica 6 febbraio alle ore 9:30, presso l’ingresso del parco di Monte Claro in via Cadello a Cagliari – annunciano gli organizzatori -, diverse associazioni si ritroveranno per chiedere maggiore sicurezza nelle strade cittadine per gli utenti deboli della strada. Questa iniziativa arriva in seguito alla tragica morte del bambino di quindici mesi investito e ucciso sulle strisce pedonali in via Cadello. L’invito a tutti i partecipanti è di indossare indumenti di colore bianco, nella memoria e nel ricordo di tutte le vittime innocenti della strada”.
Da due giorni gli organizzatori stavano raccogliendo adesioni e adesso sono dieci le associazioni che hanno aderito al sit-in: Amici della Bicicletta Cagliari, Afvs – Associazione Familiari e vittime della strada onlus, Ciclofficina Sella del Diavolo, Donne in bici e micromobilità, Facendo cose a Cagliari, Fiab Cagliari, Greenpeace-gruppo locale Cagliari, Legambiente Sardegna, Mesa noa coop food, Utp-Utenti trasporto pubblico Sardegna. “La tragedia di via Cadello rappresenta solo l’ultimo di una lunga serie di episodi drammatici a danno di pedoni sulle strisce pedonali, accaduti a Cagliari nel corso degli ultimi anni. Quanto accaduto martedì primo febbraio ci invita a prendere una posizione netta rispetto a due problematiche annose che caratterizzano molte strade della nostra città – spiegano -: quello dell’eccesso di velocità da parte di troppi automobilisti incauti e quello della presenza di strade urbane che sono strutturalmente insicure e pericolose per tutti gli utenti deboli della strada (pedoni, ciclisti, persone in monopattino, portatori di handicap, famiglie con carrozzine). Si tratta di due facce della stessa medaglia”.
“Nel primo caso, si deve agire sugli individui, promuovendo la cultura del rispetto delle regole e dei limiti di velocità e sulla responsabilità individuale, incrementando al contempo i controlli della polizia municipale su patenti e idoneità alla guida – propongono le dieci associazioni -. Nel secondo caso, è necessario agire a monte, sull’organizzazione degli spazi stradali; evitando che le strade siano utilizzate come piste di formula uno. A tal proposito, restringimenti della carreggiata, rotatorie, semafori pedonali ed elementi di moderazione del traffico rappresentano soluzioni valide che scoraggiano le persone alla guida di autoveicoli e motocicli di premere sull’acceleratore. La politica deve affrontare il problema una volta per tutte”.