Vertice sulla Zona franca, Letta snobba Cappellacci e non si presenta

18:50. Snobba il tavolo dei sardi, Enrico Letta. Il premier non si fa vedere al vertice Stato-Regione sulla Zona franca. E forse, a questo punto, si può intuire che non era mai nemmeno prevista la sua presenza. Non fosse altro che il presidente Ugo Cappellacci e la delegazioni dei sindaci sono stati ricevuti al ministero dell’Economia, in via XX Settembre. E da qui si capisce che un Capo del Governo, quando ci vuole essere, fa la convocazione in “casa propria”, cioè a Palazzo Chigi.

Tra non molto si dovrebbe sapere se e quale risultato possa portare a casa il governatore che ha incontrato il viceministro Luigi Casero. Con lui, due amministratori per ciascuna provincia sarda. E in tutto fanno sedici. Nella delegazione c’è pure Maria Rosaria Randaccio, la leader dei movimenti civici per la Zona franca. (al. car.)

15:20. Si apre una crepa, nel fronte della Zona franca. Il picconatore è Angelo Carta, quota Psd’Az, primo cittadino a Dorgali, il sindaco più titolato tra quelli andati a Roma oggi, visto il suo passato da assessore regionale ai Lavori pubblici. Carta non è morbido. «Il presidente Ugo Cappellacci – spiega – sta commettendo un errore: nell’incontro di questa sera col premier Enrico Letta, dovrebbe portare con un documento da far firmare. Invece non succederà, perché la Regione non ha elaborato alcuna ipotesi di accordo istituzionale. Il faccia a faccia si tradurrà in un semplice confronto politico».

LA DELUSIONE. Dunque, spunta il primo deluso nella protesta per la Zona franca, quando la giornata non è ancora finita. Non solo: il tavolo più importante, quello col Governo nazionale, va ancora aperto. È programmato alle 18, e al posto del sottosegretario Stefano Fassina, per il dicastero dell’Economia ci sarà il viceministro Luigi Casero. Certo è che per il sindaco di Dorgali cambia poco. Anzi: nulla. «Purtroppo – dice – la manifestazione di oggi non porterà risultati concreti, perché non si concluderà con alcuna firma per attuare davvero la Zona franca». Carta non nasconde la delusione: «Non voglio fare il bastian contrario, ma mi pare un po’ poco ottenere col premier Letta un semplice incontro».

IL CHIARIMENTO. Insomma, i sardisti prendono le distanze dalla strategia scelta da Cappellacci per rivendicare la Zona franca. Sia integrale (detta anche fiscale) che quella doganale. L’inquilino del municipio dorgalese si concede poi una manciata di sottolineature politiche: «Non è corretto dire che i sindaci venuti oggi a Roma, siano solo quelli del centrodestra. La mia lista, per esempio, ha battuto alle Comunali di Dorgali sia il Pd che il Pdl. Noi dei Quattro Mori non apparteniamo ad alcun schieramento, siamo sardisti e abbiamo deciso di protestare davanti a Montecitorio, perché condividiamo l’importanza della battaglia, al di là degli schieramenti politici».

MESSAGGIO AL PD. Carta muove lo sguardo verso l’orizzonte del centrosinistra. «Trovo sbagliato – osserva – che il Partito democratico abbia snobbato la manifestazione romana. Cappellacci, che piaccia o no, è il governatore della Sardegna, e ha il potere di dettare la linea. Non che ci sia l’obbligo si seguirla, ma se il Pd, come sostiene, crede nella Zona franca, non doveva innalzare muri».

I NUMERI. Intanto comincia a comporsi il quadro delle presenze nella Capitale. Le fasce tricolori erano una settantina. Al momento nella lista figurano – oltre Carta – i primi cittadini di Lanusei, Palau, Olbia, Golfo Aranci, Galtellì, Belvì, Orgosolo, Tonara, Santa Giusta, Cabras, Calasetta, Buggerru, Mandas e Guasila.

LA CONTROMANIFESTAZIONE. Al T-hotel, invece, comincia alle 16 la mobilitazione targata centrosinistra. Sarà Gianfranco Ganau (Sassari) a guidare il fronte della Zona franca urbana, perché questo è il modello inseguito da Pd e alleati. Ovvero, sgravi fiscali a misura di microimprese, nei territori più in difficoltà,. La misura ipotizzata sarebbe a tempo. Il minor gettito tributario verrebbe coperto – questa è la posizione – con i soldi della Vertenza entrare e i fondi europei 2014-2020. (al. car.)

Ore 13.20. Note di colore da piazza Montecitorio: tra l’obelisco e le fasce tricolori non manca il grido Fortza Paris. E così da un megafono portato a Roma per reclamare la Zona franca, ecco risuonare l’inno della Brigata Sassari.

Sono quindici secondi di video che inquadrano lo sventolio delle bandiere bianche, con i Quattro Morti stampati. Nella Capitale sono andati in tanti, tra sindaci e cittadini. Almeno in duecento, guidati dal presidente Ugo Cappellacci che stasera, alle 18, incontra il premier Enrico Letta. Giusto quando a Cagliari, al T-hotel, Pd e alleati si saranno riuniti da due ore per spiegare il loro modello di Zona franca. Non quella integrale e nemmeno la fiscale, come vogliono il governatore, i sindaci del centrodestra e i movimenti civici. L’ex Ulivo punta sulla Zona franca urbana, secondo il modello applicato nel Sulcis.

L’obiettivo di Pd, Sel e galassia rossa è concedere sgravi fiscali alle microimprese (su tutto l’azzeramento dell’Iva). Il centrosinistra ha anche stabilito come compensare il minor gettito a cui la Regione andrà incontro. L’ha spiegato il segretario regionale Silvio Lai, già sabato: «A copertura dei mancati introiti tributari, bisogna utilizzare i soldi della Vertenza entrate e i fondi europei 2014-2020».

(al. car.)

Ore 13. Lui a Roma ci vive, non fosse altro che da febbraio è deputato, in quota Sel. Ma Michele Piras, fresco di dimissioni da segretario sardo, non si è unito alla protesta per la Zona franca, davanti a Montecitorio.

Michele PirasPiras è perentorio: «In una Regione come la nostra, le politiche per lo sviluppo andrebbero discusse in maniera ampia ed approfondita, coinvolgendo le forze sociali, le energie vive della nostra terra».

Il parlamentare vendoliano la dice diretta: «Oggi non ho voluto partecipare alla manifestazione convocata dal presidente Cappellacci, perché non mi convince né il merito della proposta né il modo attraverso la quale è stata promossa». Piras inverte i termini della battaglia: «Una politica per la fiscalità di vantaggio va avviata dopo quella per lo sviluppo e il lavoro. La riduzione delle tasse deve diventare sostegno a un progetto organico di rilancio effettivo dell’economia, cominciando dall’occupazione».

Il deputato non rinuncia all’affondo: «Non si capisce attraverso quali nuove imposte o nuovi tagli, si recupererebbero le minori entrate dell’Iva, nel caso in cui fosse veramente realizzata la cosiddetta Zona franca integrale». Piras chiude il suo ragionamento pensando alla strategia di Cappellacci: «In assenza di risposte (da parte dell’Esecutivo nazionale) e calata la polvere, resta solo il profumo della propaganda elettorale. Del tutto legittima, ma è l’esatto opposto di ciò che si dovrebbe garantire ai sardi, invece solo questo fanno, da quattro anni, coloro che governano l’Isola». (al. car.).

Ore 12.30. L’esercito sardo lo guida lui. Ugo Cappellacci sorride, regala abbracci e tiene in microfono di un megafono. Combatte a muso duro, il presidente, e incalza: «Chiediamo subito – dice l’avvio di misure fiscali in grado di rilanciare l’economia della Sardegna, prevedendo una Zona franca integrale che possa sostenere tutte le imprese dell’Isola».

«È pioggia di applausi, in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei deputati, lì dove Cappellacci, i sindaci (del centrodestra) e i movimenti civici si sono dati appuntamento per conquistare il traguardo delle “zerotasse.

Il presidente si rivolge subito al premier Enrico Letta: «Serve un incontro per affrontare i temi economici della Sardegna: la Giunta regionale – fa sapere – ha approvato questa mattina una delibera che chiede di dare immediata attuazione al decreto legislativo 75 del ’98». Ovvero, l’attivazione di sei Zone franche che coincidono con altrettanti scali marittimi, a Cagliari, Oristano, Arbatax, Olbia, Porto Torres e Portovesme. Non finisce qui: il governatore , che vedrà il premier nel tardo pomeriggio, spinge pure per la revisione dello Statuto sardo, «affinché la Regione, senza gravare sul bilancio statale, possa istituire crediti di imposta e modificare le aliquote dei tributi erariali fino ad azzerarle». Nero su bianco anche il via libera per «concedere detrazioni e deduzioni, anche oltre i limiti nazionali». Il numero uno di Villa Devoto vuole portare a casa il risultato pieno, compresa «la modifica del Codice doganale comunitario (articolo 3), in base al quale ottenere la cancellazione dei dazi in tutto il territorio sardo».

Insomma l’obiettivo è doppio: Cappellacci punta sia alla Zona franca fiscale che a quella doganale. Infine, «sollecitiamo il premier Letta perché attivi in Sardegna il regime fiscale al consumo, previsto dalla legge del primo novembre ’73, la numero 762, che si traduce appunto nell’abbattimento dell’Iva su tutti i prodotti. Dai tabacchi alla benzina passando per gli alcolici o i prodotti della telefonia».

Davanti a Montecitorio, per un minuto è calato il silenzio, in memoria degli imprenditori e degli operai che, negli ultimi mesi, si sono tolti la vita, perché la crisi li aveva messi in ginocchio. «I sardi – ha chiuso Cappellacci – sono un popolo serio, dignitoso e tranquillo: questa è una battaglia di tutti noi, per rivendicare un diritto naturale. Chiediamo di essere sostenuti dal Governo per prendere atto della nostra piattaforma di rivendicazioni e aprire un tavolo che possa in tempi rapidi concedere alla Regione ciò che le spetta. In gioco – ha concluso il presidente – c’è la possibilità di un nuovo sviluppo per tutta la Sardegna». Alle 18 il faccia a faccia con Letta.

(a. c.)

Ore. 11.30. Si porta dietro mezza Sardegna, Ugo Cappellacci. Oggi, a Roma, nel giorno della protesta per la Zona franca, il presidente è circondato di fasce tricolori. Sono tutti davanti a Montecitorio, nell’omonima piazza: governatore e sindaci del centrodestra. Almeno una cinquantina, si vede dalle prime foto rilanciate su Facebook. Non mancano i video, con gli applausi, gli appelli e l’euforia della sfida. La stessa che avvolge i sardi senza poltrona,, quelli che per chiedere l’abbattimento dell’Iva sono andati nella Capitale da semplici cittadini. E indossano magliette con i Quattro Mori.

In sottofondo (nei due minuti di immagini registrate e postate dal maddalenino Enzo Barretta), si sente parlare Maria Rosaria Randaccio, la leader dei movimenti civici. È un accorato appello, il suo: «Presidente Letta, ci ascolti. Come vede, siamo un popolo pacifico. Ma da sessantaquattro anni aspettiamo che il riconoscimento della Zona franca, è un nostro diritto. Per rivendicarlo sono venuti fino a qui i sindaci, quelli che ogni giorno stanno in prima linea per combattere la disoccupazione».

In attesa di sentire le dichiarazioni di Cappellacci, il governatore raccoglie centinaia di “mi piace” su Facebook. La battaglia per la Zona franca scalda i sardi. E questo pomeriggio, a al T-hotel di Cagliari, c’è la contromanifestazione del Pd. La Sardegna marcia divisa. Ma la filosofia delle “zerotasse” diventa sempre più un sogno. (a. c.)

 

 

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