Veleni Quirra, richiesta delle parti civili: “Un risarcimento danni da 5,3 milioni”

Cinque milioni e 300mila euro è la richiesta di risarcimento dei danni formulata dalle tre parti civili, in rappresentanza della Regione Sardegna, delle famiglie delle vittime e del Comune di Ulassai, al processo in corso a Lanusei sui cosiddetti “veleni” di Quirra. Altre parti civili formuleranno le loro richieste nell’udienza del 14 settembre. La richiesta arriva all’indomani della requisitoria del pm Biagio Mazzeo, che ha chiesto la condanna degli otto comandanti dell’Esercito che hanno guidato il poligono militare di Perdasdefogu e il distaccamento di Capo San Lorenzo.

Quattro milioni è la richiesta avanzata dall’avvocata Angela Serra, in rappresentanza della Regione, agli otto comandanti in solido con il ministero della Difesa “per il disastro ambientale provocato dal poligono militare a causa del quale la Regione ha subìto danni morali danni economici e di immagine”. Un milione, sempre da pagare in solido tra gli imputati e il ministero della Difesa, è l’importo chiesto dall’avvocato Gianfranco Sollai per i suoi assistiti: l’associazione ambientalista Gettiamo le basi e diverse famiglie vittime dei “veleni” del Poligono che causarono vari tumori. Altri 300mila euro sono stati chiesti dall’avvocato Danilo Floris in rappresentanza del Comune di Ulassai per “i mancati canoni sulle terre sottratte all’uso civico più provvisionale per danni di immagini”. L’avvocato Sollai al termine di un’arringa durata due ore ha anche chiesto al giudice di “trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica di Lanusei affinché dopo il disastro ambientale creato nella zona, si arrivi ad accertare la responsabilità dei Capi di stato maggiore, dei direttori generali degli armamenti succedutesi del tempo e anche dei ministri della Difesa dell’epoca, che va dal 2002 al 2010. Dal processo è emerso chiaramente – ha rimarcato il legale – che è sussistente il reato di disastro ambientale non solo nel perimetro del poligono ma ben oltre i confini in cui i militari esercitavano la loro attività, in cui sia nel suolo che nelle falde acquifere e nei fondali del mare, si sono depositate sostanze radioattive che hanno provocato danni permanenti e malattie e decessi per leucemie linfomi e tumori rari”.

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