Torio, uranio, piombo, arsenico: sono alcuni dei metalli pesanti emersi dalle analisi sulle carni del bestiame che pascolava all’interno del poligono militare di Perdasdefogu e nelle aree limitrofe, effettuate nel 2011 dall’Istituto Zooprofilattico della Sardegna e depositate oggi in tribunale a Lanusei dall’avvocato di parte civile Gianfranco Sollai nell’ambito del processo sui cosiddetti ‘veleni’ di Quirra.
“Da queste analisi emerge chiaramente che gli animali che pascolavano in quelle zone hanno ingerito materiali pesanti – ha chiarito il legale davanti al giudice monocratico Nicole Serra – Sostanze evidentemente derivanti dall’attività militare, visto che non è una zona a vocazione industriale. Quanto alle carni, venivano commercializzate senza alcuna analisi preventiva per uso alimentare umano. Questo dimostra il perchè dell’alta percentuale di decessi per tumore nei paesi limitrofi alla base”.
Uno dei decessi sospetti, secondo l’avvocato Sollai, è quello del fratello del suo assistito, Alessio Melis, morto per leucemia a solo 24 anni nel 2010. Anche lui lavorava nell’azienda di famiglia. Gli allevatori chiamati oggi a testimoniare hanno raccontato che il loro bestiame si abbeverava nel fiume che nasce a Villagrande, attraversa il territorio militare per poi immettersi nei terreni adibiti a pascolo. “Insignificante”, secondo la difesa degli imputati, il nuovo materiale probatorio: “Sono state prodotte analisi su soli due bovini – replica l’avvocato Francesco Caput – Peccato che la perizia del professor Mario Mariani, consulente della Procura, abbia escluso la presenza sopra la soglia di tutte queste sostanze all’interno del poligono”.
Alla sbarra otto imputati: i comandanti del poligono dal 2004 al 2010, Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci, e i comandanti del distaccamento dell’Aeronautica di Capo San Lorenzo, Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon, tutti accusati di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri perché non aver interdetto al pubblico le zone militari.