A due giorni dalla sentenza del tribunale di Lanusei che ha assolto gli otto comandanti che hanno guidato il poligono militare di Perdasdefogu dal 2002 al 2010 a conclusione del processo sui cosiddetti “veleni” di Quirra, l’avvocato di parte civile Gianfranco Sollai prepara una istanza da depositare nei prossimi giorni in Procura con la richiesta di un nuovo processo ai sensi dell’articolo 434 del codice penale.
“Stavolta – spiega – si indaghi per disastro ambientale chiamando in causa i vertici delle istituzioni, direttori generali, capi di Stato maggiore, che hanno accettato il rischio che queste attività potessero creare problemi di salute alle popolazioni e ai lavoratori. Ed è stato fatto con dolo – precisa l’avvocato – per questo aggiungerei l’accusa di omicidio con dolo eventuale”.
“I danni, le malattie e il dolore provocati a tante persone e alle loro famiglie devono avere giustizia – chiarisce Sollai – Manca un anno ancora alla prescrizione: i tempi perché un nuovo procedimento giudiziario possa essere istruito ci sono”. Il processo appena concluso ha escluso le responsabilità degli otto comandanti per non aver interdetto l’area in cui avvenivano le attività militari.
“E non poteva che avere l’esito che ha avuto – commenta l’avvocato di parte civile – Non si può pensare che il mancato collocamento di segnali, come previsto dall’art. 437 del codice penale, sia stata la causa del disastro ambientale. Ritengo che il disastro sia derivato dai fatti disposti dall’art. 434, e cioè da brillamenti, lanci di missili e tutte le attività effettuate nel poligono, sia quelle ufficiali che quelle segrete, ordinate non dai comandanti, ma dai piani alti dello Stato. Dal disastro ambientale discende che nel poligono sono state messe in pericolo un numero indeterminato di persone, di cui diverse sono decedute: di questo devono rispondere e le istituzioni ai vertici”.